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Il diavolo in Ohio – La Recensione

Doveva essere uno dei migliori prodotti di Netflix del mese di Settembre.

Titolo e locandina facevano ben sperare, tuttavia Il Diavolo in Ohio resta quel piatto  che tanto volevi gustare, ma una volta  assaggiato ti lascia un po’ deluso.

La miniserie creata da Daria Polatin, basata sull’omonimo romanzo scritto dalla stessa Polatin tratto da una storia vera , è un prodotto con delle buone idee, ma non tutte vengono portate avanti con efficacia.

La vicenda

Protagonista è la famiglia Mathis, composta da papà Peter (Sam Jaeger), mamma Suzanne (Emily Deschanel) e le figlie Jules (Xaria Dotson), Helen (Alisha Newton) e Dani (Naomi Tan).
La loro vita è sconvolta dall’arrivo della giovane Mae (Madeleine Arthur) scappata da una setta che ha abusato di lei, oltre ad averla incisa sulla schiena con un pentacolo rovesciato.
Suzanne, di professione psichiatra, decide di prendersi cura della ragazza e la accoglie in casa Mathis.
Questo gesto, seppur nobile, sconvolgerà non poco l’equilibrio della famiglia Mathis, mentre là fuori c’è qualcuno che vuole riportare Mae da dove è venuta.

Un buon prodotto, che però non riesce a sfondare 

Gli ingredienti per otto puntate davvero avvincenti sono tutti presenti in questa miniserie, tuttavia alcune scelte fatte non riescono a far decollare Il Diavolo in Ohio.
Le sotto-trame risultano poco legate alla storia principale ed il tono thriller/crime, spina dorsale della vicenda, viene più volte rallentato da alcune scene che fanno deragliare la storia su un teen-drama.
La figura di Mae è uno degli elementi positivi di tutta la storia; un personaggio che comunica non solo con le parole ma anche con lo sguardo, sempre divisa tra la voglia di libertà e l’influenza delle dottrine ricevute per tutta l’infanzia/adolescenza dalla setta in cui è cresciuta.

DEVIL IN OHIO

La setta è invece un elemento su cui Il diavolo in Ohio si è spinto troppo poco.
La comunità da cui Mae proviene, rimane un soggetto non meglio identificato a metà tra una setta e una comunità deviata, irrompendo in pianta stabile nella storia solo nelle ultimissime puntate, forse troppo tardi.
Un altro elemento poco approfondito è il rapporto che lega Suzanne e Mae, legate da un’infanzia molto simile, argomento che poteva essere meglio sviluppato (specie i flash back sul passato della psichiatra).
Il finale quantomeno troverà il favore di più di uno spettatore.

Il diavolo in Ohio risulta comunque un prodotto valido, ma difficilmente il pubblico griderà al capolavoro.