Home Speciale FESTIVAL Due (Deux) – La terra ci porterà fortuna

Due (Deux) – La terra ci porterà fortuna

Nina (Barbara Sukowa) e Madeleine(Martine Chevallier), non sono solo due donne in pensione. Il loro rapporto non è quello di semplici vicine di casa, all’ultimo piano di un palazzo di periferia. Nina e Madeleine si amano in segreto da decenni.

Dal loro primo incontro a Roma, un ricordo lontano e un amore ancora intenso. Un sentimento tanto maturo e profondo quanto nascosto a tutti, compresi i parenti di Madeleine. Le due donne sembrano gestire questo loro amore, ma nelle intenzioni di entrambi c’è il sogno di volersi trasferire a Roma, dove tutto è nato. Comprare un appartamento, magari a Trastevere, e vivere insieme e serenamente il resto della loro vita. Perché come diceva Harry: “quando decidi che vuoi passare il resto della tua vita con qualcuno, speri che il resto della tua vita cominci il prima possibile”. A questo punto non resta che vendere casa e avvertire i parenti di Madeleine. A quanto pare però la cosa non è così facile e quando giunge il momento, la donna prima si tira indietro e poi davanti alla reazione sconvolta della sua dolce metà, viene colta da un brutto e improvviso male che cambia la prospettiva della loro relazione.

Avvincente e sofisticato mélo, Deux è uno dei più commoventi e vitali esordi visti negli ultimi anni. Una storia appassionante sempre un passo dietro alla retorica, che purtroppo l’argomento spesso cova in seno.

La sceneggiatura scritta dal regista Filippo Meneghetti insieme a Malysone Bovorasmy in collaborazione con Florence Vignon, non perde un colpo e senza sbavature incanta, diverte, commuove lo spettatore dal primo all’ultimo minuto, ma soprattutto dalla prima all’ultima inquadratura. Sorprende infatti la maestria di un regista alla sua prima prova, perfettamente consapevole delle sue scelte, mai fuori luogo nel taglio stilistico da dare alla sua opera. Meneghetti gira in maniera sobria ed essenziale, quando la storia lo richiede. Girare in funzione di una sceneggiatura in un’opera prima, in cui l’esordiente vuole giustamente mettersi in mostra, non è cosa molto comune. Meneghetti non solo non cade in questo errore di gioventù, ma confeziona il film da maturo e navigato auteur.

Meno ambizioso di Ozon e più sicuro di Assayas.

Nel far ciò non si distrae mai dalla direzione degli attori: due regine antidive, magnifiche protagoniste della pellicola. Il loro è un ballo, un “pas de deux” sulle note di Chariot nella versione nostrana di Betty Curtis che recita: “la terra sarà senza frontiere, la terra ci porterà fortuna, luna per noi sarà il domani se m’ami se m’ami.”