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FESTA MOBILE


Il gabbiotto in mezzo all’immenso parcheggio del centro commerciale dove Betty fa la guardia notturna è il simbolo di Wexford Plaza, opera prima di Joyce Wong.
E’ la descrizione di vite che sgomitando provano ad affermarsi, chi per piacere agli altri come Betty, ragazza in carne, solitaria e indifesa,  che cerca una relazione sulle chat, chi per dimostrare di farcela, che può essere migliore di un schifoso lavoro in un’attività di un desolante centro commerciale.

Decisivi in un racconto poco descrittivo la modalità di ripresa e il montaggio: si rivela quindi opportuna allo svolgimento della medesima vicenda la scelta di impostare la sceneggiatura su due capitoli mostrandoci il punto di vista rispettivamente prima di Betty e poi di Danny.
Anche il tema della rete e dell’uso denigratorio nei confronti del sesso femminile emerge in modo sottile, significativo quanto basta nella sua amarezza.

Un esordio misurato, coerente e piacevole nella gestione delle ambientazioni, degli spazi con un registro omogeneo, uniforme alla narrazione e ai tratti dei personaggi.

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Redattore

- Il cinema per me è come un goal alla Del Piero, qualcosa che ti entra dentro all'improvviso e che ti coinvolge totalmente. È una passione divorante, un amore che non conosce fine, sempre da esplorare. Lo respiro tutto o quasi: dai film commerciali a quelli definiti banalmente autoriali, impegnati, indipendenti. Mi distinguo per una marcata inclinazione al dramma, colpa del Bruce Wayne in me da sempre. Qualche gargamella italiano un tempo disse che di cultura non si mangia, la mia missione è smentire questi sciacalli, nel frattempo mi cibo attraverso il cinema, zucchero dolce e amaro dell'esistenza -