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L’uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot

Come nei più celebri esempi di ucronie letterarie del XX secolo, The Man Who Killed Hitler e Then the Bigfoot, rilegge la storia a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale e dalla morte di Adolf Hitler.

Ma attenzione a non aspettarsi da questo film uno spassoso “pastiche” cinematografico. Anzi l’opera prima di Robert D. Krzykowski è piuttosto una curiosa anomalia di “non genere”. Diviso in due parti ben distinte e annunciate dai geometrici titoli di testa, “The Man Who”, si struttura in cui “Killed Hitler” e “Then The Bigfoot”. Anche se a rompere questa rigida divisione narrativa ci pensano alcuni flashback.

La pellicola di Krzykowski inizia dunque con una sofferta e silenziosa pièce intimista che parla di solitudine e rimpianto, di vecchiaia e fantasmi.

Il protagonista della vicenda è il vecchio Calvin Barr interpretato da Sam Elliott e quello giovane ha il volto di Aidan Turner. Siamo negli anni ’80 presumibilmente e il buon Calvin ormai anziano vive una vita noiosa nel suo paesino natale. Parla col fratello Ed (Larry Miller) e ricorda il suo glorioso ma segretissimo passato quando, durante la seconda guerra mondiale, fu il protagonista dell’assassinio di Adolf Hitler. Ma Sam ha dell’altro che lo tormenta, una storia d’amore persa nel lontano passato. Una bella fanciulla di nome Maxine (Caitlin Fitzgerald). Mentre osserva impotente la sua vita volgere al desio, l’uomo viene coinvolto dagli uomini dei servizi segreti in un’ultima missione: uccidere il mitico Bigfoot. La creatura infatti rischia di diffondere un pericoloso virus in Canada che potrebbe uccidere l’intera umanità.

The Man Who Killed Hitler e Then the Bigfoot è senza dubbio un one man show.

Anche se la sceneggiatura dello stesso Krzykowski talvolta si perde in inutili ghirigori, mentre la regia è sicuramente molto incoraggiante, ciò che ruba occhi e cuore allo spettatore è la performance del protagonista. Sam Elliott è sempre stato un anomalia. Non un attore virtuoso, ma una presenza scenica unica. Prima l’esordio con Butch Cassidy, nel lontano 1969, quindi tanti ruoli soprattutto per la Tv fino al 1998 anno del celebre Il grande Lebowski. 20 anni dopo il ruolo del fratello di Bradley Cooper nel film dell’anno A Star Is Born.

In The Man Who Killed Hitler e Then the Bigfoot, Elliott è senza dubbio l’unico mattatore, il protagonista assoluto e lo schermo lo buca come mai nella sua carriera. Anche quando il film entra inaspettatamente nella fase trash e nell’inseguimento al Bigfoot.

Exploitation e cinema d’auteur che non riescono a trovare un corretto equilibrio ma che esaltano i baffoni dell’attore e il suo volto da vecchio paio di jeans consumato. Forse era proprio l’effetto voluto da Krzykowski, che grazie anche ai dettagli e ad un sano e viscerale amore per il cinema, riesce a chiudere un’opera imperfetta ma intima, goffa ma universale.

Ogni essere umano può compiere le più incredibili gesta nella propria esistenza, anche uccidere un dittatore o una pericolosa creatura, ma alla fine non può vivere senza amore.