Home Speciale Approfondimenti Lo Squalo (1975) – “Il più allegro e perverso film di paura”

Lo Squalo (1975) – “Il più allegro e perverso film di paura”

L’estate del 1975 segnò un calo di presenze di bagnanti nelle spiagge americane del 35%. Una cifra sbalorditiva.

Più di una persona su tre era rimasta traumatizzata da qualcosa, da qualcuno o forse solo da due note il mi e il fa, alternate e a velocità sempre maggiore come fosse il battito cardiaco di una bestia affamata pronta a sferrare il colpo letale.

Tutto questo e molto altro è stato Lo Squalo capolavoro realizzato solo pochi mesi prima nei lunghi fondali sabbiosi di Martha’s Vineyard.

Il successo di questo film e il suo portentoso impatto socio-culturale, si possono spiegare solo come un ensemble perfettamente riuscito di diverse componenti.

Il regista

Leggenda narra che i produttori avessero affidato il film a Dick Richards per poi liquidarlo perché continuava a chiamarla “balena” e non “squalo”!! Comunque mai scelta fu più azzeccata, Spielberg infatti riuscì a ricreare le dinamiche del suo precedente film “Duel”, ma con un budget più alto e maggiore esperienza.

Il giovanissimo Steven tirò fuori tutta la sua ammirazione per Alfred Hitchcock, dal quale attinse non solo la formula “l’uomo normale in situazioni straordinarie”, ma anche molti espedienti come la vertigo shot durante la scena del secondo attacco per enfatizzare la reazione di Brody, mentre lui è in spiaggia.

Questo tipo di ripresa utilizza la tecnica del dollying muovendo in avanti la telecamera mentre nello stesso momento si fa uno zoom all’indietro o viceversa. Un manuale di suspense che influenzerà in maniera decisiva il cinema di genere degli anni a seguire, dando il via all’epoca del blockbuster che sarebbe esplosa negli anni’80.

La musica

Come dicevamo prima solo due note il mi e il fa, quelle di John Williams, che per questa ost ottenne un meritatissimo premio Oscar e che s’ispirò alla Scythian Suite di Prokof’ev. Una musica fatta di silenzi in attesa di.

Un tema che ancora oggi è sinonimo d’imminente pericolo nell’immaginario collettivo, grazie anche all’uso che viene fatto nel montaggio finale, per sottolineare l’arrivo dello squalo all’interno della narrazione, creando così uno dei più terrificanti effetti audio video di tutti i tempi.

Perché Lo Squalo è paura ancestrale, memoria condivisa, terrore analogico, l’impotenza disarmante del piano d’ascolto, una necessità che diventa virtù, in una realtà cinematografica, che solo pochi anni dopo, sarebbe diventata voyeurismo digitale, che nulla nasconde, se non proprio la paura.

La tecnologia

Non in senso positivo, ma come paletto e limite per la produzione del film. Spielberg anni dopo ha detto: “Se avessimo realizzato Jaws nel 2005, mi sarei affidato al digitale e lo squalo comparirebbe più spesso. In questo modo avrei completamente rovinato il film”.

Le difficoltà produttive e la tecnologia limitata e analogica del 1975, ha reso la creatura meno visibile, un nemico fuori-campo, l’orrore dell’attesa. Un limite che ha amplificato la potenza comunicativa e l’impatto quasi sessuale sullo spettatore.

L’attore

In realtà, per circostanze fortunose, l’intero cast fu azzeccatissimo, ma certo la scelta di lasciare a casa Charlton Heston e optare per Robert Shaw fu una mossa rischiosissima per i futuri incassi del film ma di certo ha regalato al personaggio di Quint, una folle ossessione frutto probabilmente dell’abuso di alcol dell’attore inglese durate le riprese del film (e in realtà durante tutta la sua carriera, tanto che l’attore morirà poco più di due anni dopo).

Il Quint di Shaw ricorda il Capitano Achab, l’ossessionato capitano del Pequod che dedica tutta la sua vita alla caccia della balena bianca. Il monologo sull’Orca riguardo i fatti dell’USS Indianapolis, benché attribuiti agli sceneggiatori Benchley e Gottlieb, pare che siano stati il frutto di una malsana sbronza dell’attore che improvvisò su alcuni spunti di John Milius (altro grande perno del cinema americano).

Insomma un capolavoro che ha cambiato per sempre la storia del cinema, ma che a distanza di quasi 50 anni rimane semplicemente (usando le parole della grande Pauline Kael) “il più allegro e perverso film di paura”.