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Il Rituale- La recensione dell’horror Netflix

Il rituale

Scritto da Joe Barton e diretto da David Bruckner, Il Rituale è un film distribuito da Netflix, approdato su nostri schermi proprio recentemente.

Dopo aver collaborato come regista al buono e originale Southbound nel terzo episodio del film antologico e a V/H/SBruckner si cimenta alla regia con Il Rituale. Il film è basato sul romanzo omonimo di Adam Nevill ed è un horror sovrannaturale.

Il Rituale
Rafe Spall è Luke ne Il Rituale.

Un gruppo di grandi amici, composto da Rob, Phil, Dom, Luke e Hutch, hanno intenzione di avventurarsi insieme in luoghi sconosciuti. Un giorno però accade un incidente imprevisto in un supermercato, dove Rob perde la vita, assassinato da due delinquenti sotto gli occhi di Luke, inerme e impotente.

Sei mesi dopo, i quattro restanti amici si incamminano in un viaggio nel parco nazionale di Sarek al nord della Svezia. Il loro principale intento è quello di commemorare la spiacevole morte di Rob. Una volta giunti sul posto, però, le cose non vanno come dovrebbero andare. Il gruppo si perde, è vittima di incidenti e di misteriosi avvenimenti, che metteranno in pericolo la loro vita.

Il Rituale
Il cast in una scena de Il Rituale.

Il Rituale è stato premiato al Toronto International Film Festival nel settembre 2017. Accettato discretamente dalla critica, il film di Bruckner è un interessante prodotto moderno, che concilia in modo intelligente elementi del cinema passato e della mitologia nordica. The Ritual si divide fra un monster movie, un incubo da campeggio e un delirio psicologico. Durante la visione lo spettatore avrà sempre il dubbio di fin dove la veridicità della vicenda possa arrivare.

L’opera britannica si accinge a sfidare dei confini, sia naturali che fisici. Il regista prende le atmosfere nord europee alla The Witch, da The Descent l’avventura di gruppo che si tramuta in un incubo e, con astuzia, ruba la claustrofobia di The Blair Witch Project, che pervade l’intero film. Questo mix di fattori, si evolve in un epilogo che storce il naso al capolavoro The Wicker Man di Robin Hardy, dove il sacrificio è un evento necessario.

Il Rituale
Una scena de Il Rituale.

La notevole fotografia è un perfetto tramite fra il pubblico e l’ora notturna, che è spesso la protagonista oscura delle vicende a cui assistono i protagonisti. Vicende che sono, sempre, al limite tra reale e surreale. La colonna sonora di Ben Lovett si sposa con il delirio visivo, impacchettando per il pubblico un regalo non perfetto, ma fresco, godibile e stimolante.

Bruckner si fa conoscere nuovamente al mondo con un film che non vuole essere esente da difetti, ma che vuole trasmettere qualcosa. Non solo orrore, inquietudine, ma anche dolore interiore e fisico. Le foreste scandinave racchiudono una realtà che pare quasi dimenticata, ma che, ancora oggi dai più, è temuta. L’oscurità della natura è ancor più ansiogena e accattivante, se al suo interno si cela qualcosa di più cupo, imprudente e fatale.

Il Rituale
Il Rituale.

Il vedo-non vedo, lo sappiamo dai tempi passati grazie a film come Predator o ai ghost-movie, è ciò che più terrorizza l’animo umano. Il non poter vedere o capire cosa hai davanti, ti destabilizza e ti porta in un vortice di disorientamento. Il Rituale è la prova che l’ignoto è più terrificante quando sei da solo, alle prese con i demoni del tuo passato.

Interessanti sono le molteplici chiavi di lettura che, non solo si soffermano a culti e rituali antichi e alla venerazione di qualcosa di divino e superiore, ma ci portano anche a uno specchio. Uno specchio fra il protagonista e sé stesso, dove la mente cela brutti scherzi e si sovrappone al nemico ”reale” a cui è davanti. Un nemico che, come Bruckner ci ha esposto, potremmo essere proprio noi.