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MARASMA MILANO di Giovanni Bufalini

Cartoline tra l’ironico e il grottesco della Milano dei primi anni 2000: la criminalità intorno alla stazione, una sfilata di moda, un bar frequentato da gay, uno strano centro massaggi new age, le mummie del museo “Gorini” di Lodi, un locale per sadomasochisti e altro ancora…

“Marasma Milano”, prodotto da “Parteutile” col patrocinio del Comune di Milano, e girato da Giovanni Bufalini, è forse l’ultimo mondo movie girato sul pianeta terra. Ciò renderebbe in partenza questo mediometraggio del 2001 di soli 35 minuti meritevole di visione ed interesse da parte dei cinefili più accaniti. “Marasma Milano” è anche la prova d’esordio del regista, originario di Orvieto, ma milanese d’adozione. Bufalini in realtà ora vive a e insegna cinema e sceneggiatura a Roma, ma ha vissuto per ben 12 anni nel capoluogo lombardo. Prima di avventurarsi nella regia era stato attore e sceneggiatore per progetti indipendenti, e ancor prima disegnatore di fumetti.

Il suo è prima di tutto un omaggio alla città che l’ha adottato, e che conosce bene, la Milano a cavallo tra gli anni 90 e il nuovo millennio. Un omaggio critico e ironico, ma mai veramente cattivo e pungente. La descrizione delle manie, dei gusti e delle fisime dei milanesi è sempre o quasi affettuosa, mai volgare o eccessivamente polemica. Predomina la situazione grottesca in “Marasma Milano”, da risata tutto sommato bonaria, e senza retrogusto amaro.

E si ride spesso in questi 35 minuti di pellicola, più che in tanti film comici italiani attuali. Un piccolo mondo movie fuori tempo massimo, ma simpatico e molto professionale, nonostante l’esiguo budget (10 milioni di lire). La voce narrante, stupenda, e tipica dei mondo movies degli anni 60/70, è quella del grande Natale Ceravolo. La sua, ai tempi, soprattutto con il programma tv “Nonsolomoda”, era considerata la voce di Milano per eccellenza.

Il mediometraggio di Bufalini, pur essendo un mondo movie (forse l’ultimo al mondo…), si distacca, per stile ed argomenti trattati, dai capostipiti del genere. Non c’è razzismo, non c’è sesso esplicito, non c’è né violenza né cattiveria particolare nelle immagini mostrate. Non c’è insomma quella voglia di scandalizzare o inorridire tipica dei prodotti degli anni 70.

Un po’ di inquietudine però Bufalini ce la mette. Il riferimento è alle riprese che è riuscito a girare all’interno del museo delle mummie, il “Gorini” di Lodi. Immagini più uniche che rare, visto che non esistono in giro altri filmati che riprendono l’interno del museo. La macchina da presa inquadra a lungo e insistentemente le tante mummie presenti nelle teche. L’unico lato macabro di un film che principalmente vuol intrattenere il suo pubblico facendolo sorridere.

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Redattore

Cinefilo incallito fin dalla tenera eta', collezionista di film e organizzatore di eventi di cinema e musica. ha organizzato 4 edizioni della "splatter holocaust night", festival di musica metal e corti horror; decine di concerti rock, punk e metal. Appassionato soprattutto di horror estremo, ma anche di film d'autore europei e della buona fantascienza; ha un debole per gli spaghetti western.