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Le Luci della sera – Gli emarginati di Helsinki

“El día que me quieras, no habrá mas que armonía” canta Carlos Gardel nell’ultima scena de “Le Luci della sera” film del 2006 del maestro finlandese Aki Kaurismäki.

Proprio di speranza in un futuro migliore e di armonia si parla nel terzo capitolo di una trilogia iniziata 10 anni prima con Nuvole in viaggio e continuata nel 2002 con L’uomo senza passato.

Koistinen (Janne Hyytiäinen) è un uomo solo, ignorato dai suo colleghi, lavora come guardiano di un grande magazzino ad Helsinki. Ignaro dell’amore di Aila (Maria Heiskanen) proprietaria di un chiosco di salsicce, l’uomo durante il turno di lavoro, viene sedotto una giovane donna (Maria Järvenhelmi) in un bar della zona.

In realtà per sua sfortuna il piano della bella femme fatale e dei suoi complici, è quello di drogarlo e svaligiare il magazzino di cui lui è responsabile. Condannato dalla giustizia a pagare per la sua ingenuità e per reati che non ha commesso, Koistinen cerca di non perdere fiducia nel prossimo e nei suo progetti per il futuro.

Con “Le Luci della Sera” la poesia socialista di Kaurismäki torna ad incupirsi.

Il suo sguardo compassionevole verso gli emarginati, i drop out, gli ultimi della fila si accompagna al severo giudizio verso l’indifferenza sociale. L’alienazione urbana e la ferma condanna al sistema capitalista restano punti fermi del suo cinema, ma a differenza delle ultime e future pellicole c’è meno spazio per il suo tipico humor scandinavo.

Il nitore delle “Luci ai Margini della Città” (questo il titolo originale) si è affievolito, offuscato da indifferenza, opportunismo e interessi economici.

La staticità delle inquadrature sugli inospitali bassifondi di Helsinki e sugli interni ironicamente policromatici esaltano l’alienazione sociale. I riferimenti stilistici sono i soliti: De Sica, Bresson, Rohmer e ovviamente Ozu. Come diceva il macellaio di “Seul contre tous” di Gaspar Noé: “Si nasce soli, si vive soli, si muore soli. Soli, sempre soli, e anche quando scopiamo siamo soli. Soli con la nostra carne, con la nostra vita… è come un tunnel, impossibile da condividere” .

Koistinen è l’ennesimo antieroe kaurismäkiano salvo solo perché in quel tunnel di sorda disperazione, fioca risplende la luce dell’amore di “fiammiferaia” che vede salsicce.