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Il Suo Ultimo Desiderio – La Recensione

Elena McMahon (Anne Hathaway) è una zelante e coraggiosa corrispondente di guerra appena rientrata da un pericoloso servizio in Nicaragua, insieme alla collega e fotografa Alma (Rosie Perez).

Siamo a metà degli anni ’80, durante la campagna per i “Four More Years” di Ronald Reagan. Le tensioni politiche in Centro America sono alle stelle tra il finanziamento dei “contras” e l’Irangate, i sandinisti al potere, i traffici di droga e l’ingerenza della Cia nell’equilibrio geopolitico di quei paesi.

Elena viene, suo malgrado, allontanata dal servizio e messa al seguito della campagna elettorale. L’occasione di tornare in prima linea arriva dalla sua amata/odiata figura paterna Richard McMahon (Willem Dafoe). L’uomo è infatti un ambiguo trafficante che si è cacciato nei guai, dai quali non può tirarsene fuori per colpa di una galoppante forma di Alzheimer. Toccherà ad Elena tornare in quelle pericolose zone di guerra per cercare di assecondare “Il suo ultimo desiderio”.

Adattamento dell’omonimo libro scritto da Joan Didion nel 1996, “The Last Thing He Wanted” è il nuovo film della regista Dee Rees, reduce dal sorprendente dramma Mudbound.

Distribuito da Netflix, la pellicola è un thriller politico che ammicca a Salvador di Oliver Stone e al più recente A Private War con Rosamund Pike.

Purtroppo però siamo molto lontani da questi riferimenti filmici. Il suo ultimo desiderio è infatti una pellicola confusa e involontariamente comica. Il maldestro tentativo di ricostruire per lo schermo la più complessa storia di Joan Didion, perde aderenza con la realtà narrativa a causa di incomprensibili twist e la totale assenza di strutture coesive. Il risultato è una storia completamente slegata e piatta nella quale a rimetterci è soprattutto la performance della Hathaway. L’attrice, svestita dalla sua bellezza è di gran lunga l’aspetto migliore di questo film. Coraggiosa nel mettere a nudo la memoria della passata malattia di Elena, si sforza di dare credibilità ad un personaggio mal concepito.

Difficile puntare il dito sulle responsabilità di un tale disastro. La sceneggiatura amatoriale della stessa Dee Rees e di Marco Villalobos. Il montaggio di Mako Kamitsuna che nel tentativo di salvare il salvabile genera un finale parossistico e deforme. L’interpretazione monocorde di Ben Affleck nel ruolo di funzionario della CIA. La regia indecisa e pavida di Dee Rees, aspetto che dispiace maggiormente dopo le aspettative generate dal precedente film.

Insomma, peggio di così non si poteva fare.