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SPACE TRUCKIN’ di Giorgio Magarò

Il malinconico pilota Ego conduce una nave cargo nello spazio. Il suo ruolo a livello lavorativo è solamente quello di controllare che le apparecchiature funzionino a dovere. Ego si annoia tantissimo, così decide di visitare un settore dell’astronave non ancora esplorato…

Il film del regista pavese Giorgio Magarò (autore di una serie di lungometraggi e cortometraggi di genere, spesso di fantascienza) si può ascrivere al genere sci-fi esistenzialista, di moda negli anni 70 e ritornato in auge proprio in questi ultimi tempi. SPACE TRUCKIN’ è una pellicola totalmente amatoriale, nonostante i più che dignitosi effetti speciali ed una certa varietà e cura nelle location. Ricorda, per creatività e artigianalità, un altro piccolo cult fantascientifico italiano, APOLLO 54. Un punto di forza notevole di SPACE TRUCKIN’ è sicuramente l’attore protagonista, Gianpiero Aceto, il volto giusto, anzi perfetto, per il personaggio da interpretare. Un personaggio in cui lo spettatore può facilmente provare una certa empatia.

Ego, con la sua malinconia, con la sua simpatia un pò goliardica ed con il suo senso di impotenza di fronte a cose molto più grandi di lui, conquista subito il cuore dello spettatore e lo spinge maggiormente ad interessarsi alla sua storia, alla storia del film. SPACE TRUCKIN’, sorvolando sulla messa in scena di stampo amatoriale, ha i suoi difetti, soprattutto alcune imperdonabili lungaggini e banalità nella sceneggiatura. Ma comunque riesce a destare l’interesse del pubblico fino al notevole e per nulla scontato finale. Colpisce in positivo, nonostante gli evidentissimi limiti di budget, l’atmosfera generale del film, in felice bilico tra la commedia, il mistero e il sogno. Il titolo del film, come molti intuiranno, è preso in prestito dai un noto pezzo dei Deep Purple.