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Un esperimento riuscito a metà: The Rain (1a-2a Stagione)

Le produzioni originali di Netflix ci hanno fino ad ora sempre ben impressionato.
Se pensiamo a due prodotti, come l’italiano Suburra e il tedesco Dark, abbiamo solo pensieri positivi per due serie che hanno riscosso e continuano a riscuotere un grande successo.
Per quanto l’idea di base fosse solida invece non possiamo dire la stessa cosa per The Rain, post apocalittico danese che di questi tempi purtroppo non è una delle prime cose da vedere.

Siamo in Danimarca, uno dei paesi più tranquilli D’Europa, uno di quelli che più è sensibile al tema dell’amiente.
E proprio qui si sviluppa un virus letale, e di non facile controllo.
Si, perchè il pericolo arriva da un bene indispensabile per l’uomo: l’acqua.
La pioggia di punto in bianco uccide ogni essere umano che incontra.

Idea sicuramente interessante quella creata da Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo che però già dalle prime puntate non ha poi tenuto botta all’incipit iniziale.
Protagonisti saranno un gruppo di giovani sopravvissuti, capeggiati dai due fratelli Simone (Alba August) e Rasmus (Lucas Lynggaard Tønnesen) il cui padre potrebbe avere la chiave per poter risolvere tutto e che li abbandona in un bunker per proteggerli dalla pioggia assassina.

Martin (Mikkel Boe Følsgaard) e Simone (Alba August)

Sebbene le premesse fossero più che buone, sin dai primi episodi The Rain va scemando la maggior parte del suo potenziale per provare a toccare troppi temi che sin da subito rimangono troppo superficiali, o a volte risultano inutili allo sviluppo della storia.
La storia parte in medias res, ad epidemia iniziata.
Anche i vari personaggi impariamo a conoscerli attraverso vari flashback che spezzano però una storia che già fatica di suo ad attirare lo spettatore.
Alcuni personaggi sono troppo fuori dal contesto e dalla situazione.
Uno di questi è Simone, la protagonista, che invece di essere l’eroina della situazione risulta a tratti un personaggio irritante e disempatico.
Suo fratello Rasmus non è da meno, e dagli altri arriva ben poco.
L’unico a salvarsi è l’ex soldato Martin (Mikkel Boe Følsgaard).

Rasmus (Lucas Lynggaard Tønnesen) e Beatrice (Angela Bundalovic)

Il plot parte come un virus letale e poi prende troppe diramazioni.
Da quella complottistica, alla lotta per la sopravvivenza dei protagonisti, alle loro esperienze adolescenziali in un atmosfera post-apocalittica, senza mai prendere una linea chiara e precisa.
Per non dimenticare la deriva da comics che il virus prende nella seconda stagione.
C’è di tutto e di più in The Rain, sicuramente troppo.

Una delle inutili derive del virus e del plot

Peccato perchè prendere la Danimarca, il simbolo green e della lotta all’inquinamento globale non era una cattiva idea.
Così come buona era quella del virus che attacca passando attraverso la pioggia, elemento che mette a rischio tutto: persone, coltivazioni, acqua potabile.
Ma questo aspetto viene abbandonato troppo in fretta per prendere tante e troppe altre strade che poi non vengono mai percorse fino in fondo.

Toccherà alla terza ed ultima stagione cercare di chiarire tutte le varie questioni per salvare quello che di base poteva essere sicuramente un ottimo prodotto.