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Citadel- Recensione dell’horror irlandese

Scritto e diretto dal regista di Sinister 2, Ciaran Foy, Citadel è un horror irlandese del 2012. Primo lungometraggio di Foy, premiato col plauso della critica al Torino Film Festival, segna il suo debutto alla regia e apre il via al suo approccio col cinema.

Citadel è un’innovazione al genere horror, risultante originale e fortemente claustrofobico. La prova più imponente ce la dona, al suo interno, il notevole e promettente Aneurin Barnard, apparso recentemente in Dunkirk di Christopher Nolan. Il film è basato su esperienze reali accadute al regista, in particolare l’aggressione da parte di una gang incappucciata. Egli, successivamente, divenne per un periodo agorafobico, a causa dell’accaduto. L’opera prima di Ciaran Foy è una sua catarsi. La sua produzione è durata ben cinque anni.

Citadel
L’assalto iniziale in Citadel.

Tommy e sua moglie Joanne aspettano un bambino e vivono in un appartamento di un complesso di edifici instabili e decadenti. Un giorno, mentre Tommy è appena entrato in ascensore, scorge una gang di ragazzini incappucciati. Essa aggredisce brutalmente Joanne mentre Tommy tenta di uscire dall’ascensore ormai in funzione. Quando il giovane va in aiuto di sua moglie salendo di corsa le scale, però, è troppo tardi.

Joanne viene ritrovata da Tommy a terra, con una siringa inserita nella pancia. Sua moglie va in coma profondo, ma non prima di aver partorito Elsa, la loro figlia. Tommy si ritrova così, solo e disperato, a badare a una neonata. Sua moglie muore e quando tutto sembra ormai essere andato per il peggio, deve ricredersi. Un prete che incontra al funerale di Joanne, gli dice di stare attento, perché la gang sarebbe tornata ancora: per prendere Elsa.

Citadel
Aneurin Barnard è l’elemento più potente di Citadel.

Citadel si discosta dai parametri dell’horror classico, quanto dell’horror più moderno e mainstream. L’utilizzo dell’edificio abbandonato è un mezzo furbo e ben ideato per la messa in scena orrifica.
Come nell’horror psicologico The Snare, il fine del regista è quello di creare un profondo e inarrestabile senso d’angoscia. Isolando il protagonista della vicenda, veniamo catapultati dentro la torre cadente dove è insidiato il male. Dove non c’è scampo.

Il terrore puro emerge da ogni poro del corpo del personaggio principale, dalle emozioni più recondite del suo animo. L’ansia angosciosa qui viene sottolineata notevolmente dal gioco di ombre, dall’emotività prepotente di Aneurin Barnard e dalle inquietanti strade deserte. In Citadel, il fattore fondamentale e comprensibile, è che non si è al sicuro né in strada, né in casa propria. Il terrore però, non ferma l’anima dal lottare contro gli spiriti tormentosi della vita.

Citadel dimostra che i bambini, esseri puri e innocenti, sono imprevedibilmente coloro da cui devi stare alla larga. Il male incarna molteplici volti, non risparmiando così le sembianze di un fanciullo. Un fanciullo che dovrebbe essere protetto dalle essenze malvagie, non divenire un tutt’uno con esse.

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Citadel.

Le musiche drammatiche e nefaste del duo di New York Tomandandy, riempiono con capacità raffinata un manifesto della regressione umana. L’umano torna allo stato naturale delle cose distinguendosi in due fazioni: la natura da belva e la natura indipendente e solitaria. Un quadro generale che ben può essere accostato a Io sono leggenda di Frances Lawrence.

L’abitazione suggestiva e trascurata, è alimentata da una mera e profonda sensazione di abbandono, terrore, insicurezza: pericolo. Il pericolo non ferma, però, l’istinto paterno e il desiderio di lottare contro un nemico invincibile in un mondo desolato, in cui tutto è morto. L’isolamento di Tommy mostra la morte e il declino di una civiltà evoluta e distrutta dalla retrogradazione di un’adolescenza macchiata e abbandonata a sé stessa.

Citadel
Citadel è la paura giornaliera di affrontare gli spiriti negativi che ci pone davanti l’esistenza.

La claustrofobia intrisa nell’horror di Foy, è in contrasto con la vicenda agorafobica a cui è soggetto il protagonista. Nonostante si percepisca l’ansietà a vivere al di fuori delle mura casalinghe per paura di ciò che si trova fuori, è all’esterno che subentra la claustrofobia. Foy non mostra la paura di rimanere in spazi chiusi, bensì la percezione di essere bloccati in un luogo di prigionia che soffoca quanto, se non a livello elevato, le pareti di una casa.

Il male vince il bene, o è il bene che vince il male? Il male è realmente il male? Conosciamo il nemico che abbiamo di fronte e da cui tanto scappiamo? Citadel è la paura giornaliera di affrontare gli spiriti negativi che ci pone davanti l’esistenza. Nonostante illuda con un barlume di speranza nel suo epilogo, dopo aver affrontato i demoni interiori ed esterni, rimane la tragica vicenda di un’agognata redenzione che, mai, avverrà.

Citadel
Aneurin Barnard è l’animo coraggioso che affronta i propri tormenti in Citadel.