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Atlantique – La Dakar di Mati Diop

“Un regista deve andare oltre la registrazione dei fatti, impegnandosi nella ricerca stilistica e usando meno chiacchiere e più immagini e suoni”

Djibril Diop Mambéty

Ada (Mame Bineta Sane) e Souleiman (Ibrahima Traoré) sono innamorati, ma lei è promessa sposa a Omar (Babacar Sylla). Souleiman non viene pagato da tempo, da queste parti la vita è dura e una soluzione, forse l’unica, è tentare una traversata tanto lunga quanto pericolosa, in un interminabile viaggio della speranza verso la lontana Spagna.

Il mare ripreso costantemente con toni elegiaci è sempre presente, per rimarcare la bellezza della natura, ma anche come monito. Quelle acque spietate mietitrici per coloro che sognano una vita migliore.

E’ incredibile pensare che, a causa di un insensato arroccamento ideologico, la più tragica catastrofe umanitaria del XIX secolo, in termini di vittime, non abbia una propria filmografia.

Les auteurs europei sono da sempre più interessati all’integrazione che alla migrazione.

Escludendo alcuni isolati progetti, prevalentemente documentaristici, c’è poco sul tema. Allora ci pensa, in un reverse shot, la regista esordiente Mati Diop a elaborare, in maniera ancestrale ed allegorica, questo dramma collettivo che unisce due interi continenti. La Diop, prima donna di colore in concorso al Festival di Cannes, in realtà è europeissima. Nata a Parigi da una celebre famiglia di artisti, figlia del musicista Wasis Diop ma soprattutto nipote del famoso regista senegalese Djibril Diop Mambéty, da cui l’incipit. Ma la Diop è stata anche attrice per 35 Shot of Rhum di Claire Denis, collega e mentore non di poco conto.

Tanto faticoso quanto fascinoso, Atlantique è una pellicola intimamente legata al realismo magico jodorowskiano, a cui il cinema africano ha spesso attinto. Il film della giovane Diop sorprende per essere un’opera molto più senegalese che francese. Merito della regista è inoltre l’assenza di quella tipica indulgenza mitteleuropea e quella visione paternalistica e stereotipata nel cinema “terzomondista” del Vecchio Continente. La Dakar della Diop è moderna senza che vengano negate tradizioni e retaggi culturali.

E anche se l’autrice talvolta si fa prendere la mano tra ingenuità e simbolismi che posso appesantire una distratta visione, Atlantique resta una suggestiva e inaspettata sorpresa. Un’anomalia cinematografica travestita da ghost story d’autore con una ferma consapevolezza politica.

Disponibile su Netflix.