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Westworld – (2a Stagione)

La seconda stagione di Westworld non è all’altezza della prima che tanto si è avvicinata alla perfezione, ma siamo certamente davanti a uno dei migliori prodotti televisivi contemporanei.
Lo show creato da Jonathan Nolan e Lisa Joy non delude neanche stavolta anche se l’effetto novità è sparito, si tende ad un accumulo di enigmi ancora maggiore e ha alternato episodi che sono dei piccoli capolavori (per esempio l’ottavo) a episodi che invece hanno convinto un po’ meno.
Stiamo comunque parlando di una serie che viaggia a livelli sempre altissimi.

Westworld continua a vantare una regia ottima, che raggiunge l’apice in alcuni episodi, e una fotografia eccezionale.
Nonostante si tratti di un prodotto per il piccolo schermo, spesso ha uno stile molto cinematografico.
Nella prima stagione le parole chiave sono risveglio e presa di coscienza.
Gli androidi sono nati per essere, in un futuro non troppo lontano, le attrazioni principali di un parco a tema western.
Evidente è l’abuso e la mercificazione di questi androidi e proprio la presa di coscienza della loro natura artificiale porta loro a ribellarsi ai visitatori uccidendo il padre-creatore Ford e liberando la loro rabbia contro gli esseri umani.

Evan Rachel Wood è Dolores Abernathy

Nella season 2 l’obiettivo di Nolan e Joy era di ricreare agli occhi dello spettatore lo stesso smarrimento che prova uno dei protagonisti della serie, Bernard.
La mente di Bernand è danneggiata, frammentata e difficile gli è la comprensione dell’ordine temporale delle vicende.
Noi spettatori diventiamo confusi come lui e il mistero mantiene alto l’interesse e il coinvolgimento.
Anche con quei molteplici quesiti filosofici che arricchiscono le puntate.

Le parole chiave di questa stagione sono libero arbitrio e scelta. Gli androidi si sono svegliati.
Non sono di buon umore e imparano ad esercitare il libero arbitrio diventando sempre più umani.
Maeve ne è il perfetto esempio; rifiuta la fuga verso la libertà proprio per i suoi sentimenti materni.
I personaggi sono stati anche meglio approfonditi e c’è stata anche una notevole evoluzione come nel caso di Dolores. Accecata dalla sua rabbia e dagli obiettivi di libertà per la sua specie androide, Dolores fa prevalere il lato Wyatt della sua personalità diventando fredda e spietata e disposta a tutto per raggiungere i suoi obiettivi.
Notevole è la contrapposizione tra Dolores, una spietata macchina di morte, e Maeve che dimostra di essere molto più umana.

L’uomo in nero

In questa stagione scopriamo di più sul personaggio di William, un personaggio negativo e magistralmente interpretato da Ed Harris.
A lui sono dedicati due episodi e cioè L’enigma della sfinge e Punto di fuga che esplorano aspetti del suo passato rendendolo molto più interessante del solito e anche ben caratterizzato.
Il finale di stagione ci lascia un enorme interrogativo sulla sua figura.

La second season di Westworld approfondisce la compagnia della Delos assieme ai suoi lati oscuri.
Si scopre infatti che la compagnia raccoglieva in gran segreto una moltitudine di dati sui visitatori e non per scopi pubblicitari.
In questa stagione si va alla ricerca di una porta, ossia si spinge verso l’esterno, a quello che è oltre i confini del parco.
L’ultimo episodio, The Passenger, ha aperto la porta non solo al nostro mondo ma anche a un mondo nuovo, l’idilliaco regno digitale.

Questo mondo non è altro che una fessura tra il mondo reale del parco e il mondo virtuale dove gli androidi possono vivere in pace e lontano dagli umani.
Dolores, però, è convinta che quel mondo è solo una bugia perchè creato dagli umani quindi non è altro che una falsa promessa.
Lei vuole solo il mondo reale, l’unica cosa vera.
Alla fine inonda la vallata, il mondo digitale, con le conseguenze che abbiamo visto nel primo episodio della stagione.
Di conseguenza, Dolores riuscirà a fuggire dai confini di Westworld dimostrandosi ancora determinata a conquistare la supremazia sull’umanità.

L’annunciata terza stagione apre la strada a molteplici sviluppi tra cui lo scontro tra Bernard e Dolores; sarà lui a mettere i bastoni tra le ruote all’ambizioso piano di Dolores.
Menzione speciale merita l’episodio intitolato Kiksuya (Ricordare) incentrato sull’indiano Akecheta, il capo tribù della Ghost Nation.
Puntata davvero splendida e carica di emozioni dove l’amore e il mistero della vita sono raccontati nella loro essenza più pura.
Ci si chiede cosa è considerabile reale o meno e in fondo anche noi siamo spesso intrappolati in loop quotidiani e viviamo secondo un nostro codice.
Non è forse questa una linea sottile che divide l’intelligenza artificiale dall’essere umano vero?

In conclusione, la season 2 si è conclusa lasciando molte tematiche in sospeso, facendo ben sperare in un’ entusiasmante terza, che l’HBO ha confermato, per una serie che si prospetta come un’esperienza nuova.

 

Recensione a cura di Sammi