1989: in un futuro distopico a Venezia comanda ancora la figura del Doge, che governa con il pugno di ferro. Mentre alcuni rivoluzionari si organizzano per far scoppiare la rivolta, la città è funestata da una serie di omicidi. Le indagini vengono affidate ad un giovane magistrato, figlio di un rivoluzionario ucciso molti anni prima…
William Carrer, regista veneto classe 1976, ha fatto una lunga gavetta come direttore della fotografia e come regista di videoclip, spot pubblicitari e cortometraggi. E’ stato anche direttore della fotografia per Takeshi Kitano nella produzione “Takeshi Art Beat”. “Venezia impossibile”, patrocinato dalla Regione Veneto e dal Comune di Venezia, è una pellicola indipendente, ma che ha avuto il contributo professionale di tantissimi addetti ai lavori veneti. Un vero progetto collettivo (un film lo è sempre, ma in questo caso lo è di più) al quale hanno partecipato oltre 200 persone. Dimostrazione che esiste nel territorio veneto una certa professionalità e creatività legata al mondo del cinema. Poco utilizzata, mi sento di aggiungere, purtroppo.
Tratto dall’omonimo libro di Marco Toso Borella, il film di Carrer ha dalla sua un’ottima storia che interseca vari generi: il giallo, l’action e la fantascienza distopica. Se la trama gialla è ben congegnata ma non eccelle per qualità, l’idea forte e originale di “Venezia impossibile è quella di un doge-dittatore che governa da vero leader fascista alle soglie degli anni 90. Vedremo quindi una Venezia “moderna”, con motoscafi e televisioni, ma anche una Venezia “antica”, soprattutto per i vestiti e le maschere indossati dai protagonisti.
Una strana e riuscita mistura tra elementi del passato (di molti secoli fa) ed elementi del presente. Curioso osservare che il “presente” del film per noi spettatori del 2017 è già “passato”, dato che gli avvenimenti si svolgono nel 1989. La regia di Carrer, aiutata da un cast in ottima forma, è solida e calibrata, alquanto spavalda nelle non poche sequenze d’azione. Cinema indipendente di alta qualità.
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