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Venezia 79: L’immensità, di Emanuele Crialese

Tra i film presentati alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de La Biennale di Venezia 2022 troviamo L’immensità, film di Emanuele Crialese, che attraverso la sua pellicola, ha esposto parte della sua biografia e della sua storia da transgender.

La figura di Adriana, la primogenita della famiglia, sembra rappresentare il regista.
L’ambientazione, infatti, è quella in cui l’autore ha vissuto le prime fasi adolescenziali, gli anni 70ì.
Gli attori di questa pellicola non hanno bisogno di presentazioni, infatti, troviamo Penelope Cruz premio Oscar nel 2009 come miglior attrice non protagonista per il film Vicky Cristina Barcelona, Vincenzo Amato (David di Donatello per il film Nuovomondo del 2006) e Luana Giuliani, volto nuovo del cinema.

L’interpretazione magistrale dell’attrice Penelope Cruz, nelle vesti della madre apprensiva e accudente, dà sicuramente il suo contributo per rendere la pellicola interessante sia dal punto di vista della scenografia che della trama.
Il suo volto, ripreso in diversi primi piani , esprime la parte non del tutto rivelata del film.
Tra le varie figure importanti, vi è Vincenzo Amato che  ricopre il ruolo del padre dispostico e bigotto, ma la storia è incentrata su Adriana, un’adolescente in cerca di libertà e risposte.

 

Una famiglia al centro delle vicende del film

Nel film viene presentata una famiglia che mostra le fratture e diverse problematiche, dove il rapporto tra i due coniugi è terminato da tempo.
Clara (Penelope Cruz) e Felice (Vincenzo Amato), non si amano più, vivono un’esistenza parallela che finisce con lo scontrarsi talvolta con violenza.

Clara vorrebbe sottrarsi alla figura di moglie, liberarsi da quella congettura e dalla finzione in cui è costretta a vivere, ma non ci riesce.
Il marito rappresenta lo specchio di una società patriarcale che fa fatica ad andare oltre il pregiudizio, oltre gli stereotipi della famiglia tradizionale.
Felice non accetta il cambiamento, la verità scomoda che si cela dietro uno sguardo, come quello stanco della moglie, e del corpo della figlia Adriana che in realtà vorrebbe essere Andrea

Tutto deve restare inalterato, e non importa se intanto tutto implode…Clara nonostante la sofferenza cerca di dare un soffio di spensieratezza ai propri figli, sembra ritornare anch’essa bambina attraverso la musica, quella di Raffaella Carrà, ed allora si fa rumore in quei pochi momenti in cui si può, lei con i bambini, come quando il maestro non c’è e si può fare baccano, mentre quando il maestro torna, il capofamiglia, si ripiomba in un silenzio assordante.
Oltre al problema di coppia, la famiglia avverte anche un altro disagio, quello relativo alla primogenita Adriana che non accetta il suo corpo e chiede alla madre del perché sia stata creata male.

Clara sembra la sola a comprenderla, a proteggerla dagli attacchi esterni, dai pregiudizi di familiari ed amici che guardano con scherno a quella ragazzina strana che vive in un mondo tutto suo, ma che soprattutto crede di essere un maschio.
Adriana si sente Andrea e cerca una via di fuga dalle regole imposte dalla società come il grembiulino, la messa, la suddivisione tra maschietti e femminucce, la rigidità e le abitudini quotidiane.

Mentre il corpo è soggetto alle restrizioni, la mente invece è libera di immaginare, fantasticare, l’ambiente diventa un palcoscenico, uno scenario televisivo ed allora partono gli spezzoni di trasmissioni e di musiche in voga in quegli anni.
La protagonista è altro, è altrove, dove niente e nessuno può più intaccarla.
Andrea si libera di Adriana, si spoglia di quella identità che non gli appartiene, e la getta via, al vento, come i grembiuli gettati giù dalla finestra durante le ore di lezione, immagine emblematica di libertà, di un ritorno al sé.

Adriana decide di trasgredire le regole, di attraversare il proibito, quel buio interiore e fitto come il campo di canne vicino casa, luogo vietato dalla madre.
Eppure Adriana decide di affrontare la paura, l’istinto è più forte e si ritrova così di fronte al primo amore, a nuove emozioni che la pervadono, Adriana non esiste più, è ormai lontana, esiste solo Andrea.
Il divieto della madre ritorna sempre più forte, quasi a volerla proteggere da se stessa, da quella identità che spinge sempre di più per affermarsi.

Intanto il castello di finzioni crolla e Clara è costretta ad un ricovero in una clinica psichiatrica, ma prima chiede ad Adriana di non andare più oltre le canne.
Adriana mantiene la promessa, ma ormai il fondo è stato scoperto, quella fine non è altro che un nuovo inizio.
Nell’immensità dell’esistenza Andrea è riemerso, consapevole che troverà un suo posto nel mondo.

Le conclusioni

Il film di Crialese non sarà immenso, ma bussa con discrezione nell’intimo di ognuno, ci fa ricordare che in fondo tutti siamo stati invasati dai tumulti della giovane Adriana e non perché ci sentivamo necessariamente di appartenere ad un altro sesso, ma per il corpo che cambia, per le sensazioni nuove che iniziano a fiorire, la propensione a sognare ad occhi aperti e il rifugiarsi nell’immaginazione di un mondo in cui sentirsi a proprio agio.

Articolo a cura di Maria Rosa Carotenuto