Susanna Nichiarelli torna al lido tre anni dopo il suo Nico, 1988, portando sul grande schermo la storia di Eleanor, la figlia più piccola di Karl Marx.
Una storia a cavallo tra modernità e classico, nelle scelte registiche e nel raccontare questa figura così dicotomica nell’ aspetto pubblico e privato, divisa tra l’amore travolgente per il medico Edward Aveling e le lotte sociali contro lavoro minorile e diritti dei lavoratori.
Eleanor è la più affine al celebre padre e da lui eredita le battaglie contro le classi più disagiate dell’Inghiliterra di fine Ottocento.
Ma se la figura di una donna forte ed indipendente emerge senza ombra di dubbio, non basta mettere il nome Marx ed inserire anche il personaggio di Engels per raccontare una figura storica di sicuro peso.
Romola Garai è straordinaria a portare sullo schermo le contraddizioni di Eleanor, ma l’importanza del suo attivismo politico e sociale si riduce ad un ruolo marginale, schiacciato spesso e volentieri dalla travagliata storia personale della donna con il dottor Aveling – che a tratti trasforma la pellicola in un film romantico un po’ troppo calzato, o delle scoperte familiari legate al noto padre e all’amico di famiglia Friedrich Engels.
Tecnicamente interessanti alcune scelte della Nichiarelli, che spesso concede alla protagonista primi piani in cui la quarta parete sembra rompersi – soprattutto durante i comizi di Eleanor, fino all’uso sapiente di una colonna sonora rock e sopra le righe realizzata dai Downtown Boys e dai Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo, che si interseca comunque perfettamente nel tessuto del film.