Highlands scozzesi.
Uno dei luoghi più belli e suggestivi del Nord Europa ma allo stesso tempo anche sinonimo di desolazione e solitudine vista la quasi assenza di presenza umana.
Un luogo dove il tempo sembra scorrere in maniera molto molto lenta.
Un paesaggio dove a nostro Signore è sicuramente scappata la mano.
E proprio qui l’unico barlume di presenza umana è rappresentato da Shell e suo padre Pete.
I due gestiscono una pompa di benzina nella quale anche per una settimana intera può non passare nemmeno un cliente.
Per i due le giornate sembrano essere interminabili.
E la solitudine che ne consegue non rende certo la vita facile ad entrambi.
Non aiuta Pete, uomo affetto da crisi epilettiche e che ancora non riesce a scrollarsi di dosso l’abbandono di sua moglie.
Ed altrettanto non è di conforto alla giovane Shell, che sta sbocciando come un fiore a primavera, nel delicato passaggio da ragazzina a donna che la ragazza deve oltrepassare completamente sola e aiutata dall’amore che suo padre prova per lei.
Un amore che entrambi provano l’uno per l’altro ma che non rientra nei canoni di amore tra padre e figlia.
E che a volte porta più facilmente alla distruzione che alla costruzione.
Shell è si il nome di una delle marche più famose di carburanti ma è anche la conchiglia più splendente in fondo al mare.
Di questo ne sono consapevoli (anche un po’ troppo) Pete, e due dei frequentatori più assidui (anche gli unici) della pompa di benzina.
Un uomo di mezza età in crisi coniugale ed il giovane Adam, attratto fisicamente da Shell ed economicamente dall’attività sua e di suo padre.
Non è certo questo il futuro e la libertà che Shell sogna.
E per conquistarla il percorso da compiere non sarà affatto facile e privo di dolore e sofferenza.
Parlano poco gli attori nella pellicola del promettente regista Scott Graham ma quello che ne viene fuori è indubbiamente un film che pur con pochi dialoghi si lascia guardare ed emoziona a pieno lo spettatore.
Ci troviamo di fronte ad un road movie.
Pur non essendoci praticamente nessun movimento o viaggio di sorta di nessuno dei due protagonisti principali.
Semmai il viaggio è quello simbolico che la ragazza, non senza difficoltà deve compere per raggiungere quella libertà che in un posto così sperduto non ha.
Shell è divisa tra il senso della fuga e la voglia di aiutare suo padre.
Voglia testimoniata da quell’amore non convenzionale che porta i due più vicini al baratro che alla salvezza.
E che avrà delle conseguenze all’interno della storia. La giovane purtroppo oltre a ritagliarsi uno spazio suo ed aiutare il genitore, diventa lo spazio in cui i pochi clienti della pompa di benzina vogliono tuffarsi.
E non solo metaforicamente.
La storia è magnificamente ambientata nelle Highlands scozzesi.
Un paesaggio suggestivo che affianca Shell e suo padre nel trio dei protagonisti assoluti della pellicola.
Un terzo personaggio che da un lato si presenta nella sua maestosità e splendore.
Dall’altro invece si mostra come uno spazio chiuso che non lascia scampo soprattutto alla giovane Shell.
Il ritmo del film è sempre in crescendo.
Non ci sono eventi eclatanti che smuovono ed agitano lo spettatore, ma il risultato è sempre quello.
Perchè il crescendo di angoscia e di un qualcosa che sta per accadere ci è comunque dato attraverso la solita routine logorante di Pete e sua figlia.
Dal loro rapporto anomalo e dalla voglia interiore della ragazza di fuggire, di cambiare vita.
Di mettere la testa nel mondo vero.
Come testimonia la scena della bambola caduta che è il marchio tangibile di questo bello ed emozionante lungometraggio vincitore del Torino Film Festival del 2012 e che ci fa ben sperare per la futura carriera del promettente Scott Graham.