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Un amico straordinario – La Recensione

Fred Rogers è un nome che in Italia dice poco o nulla.

Eppure in America questo pacato e amatissimo pastore protestante e conduttore del programma televisivo Mister Roger’s Neighborhood è una specie di eroe nazionale. Non è un caso che il film a lui dedicato prenda spunto dall’articolo “Can You Say… Hero?”, pubblicato nel novembre del 1998 dalla rivista Esquire.

Nelle quasi mille puntate del suo programma pedagogico trasmesse dal 1968 al 2001, Fred entrava nello studio cantando una nota sigla intitolata Won’t You Be my Neighboorhood?(Non vorresti essere il mio vicino?). Si cambiava la giacca e le scarpe e con tono confidenziale parlava ai bambini di tutta la nazione di argomenti a volte leggeri e a volte più seri.

Ma quello diretto da Marielle Heller, apprezzata regista di Copia originale (Can You Ever Forgive Me?) del 2018, non è un semplice biopic, non è una melensa agiografia sull’ennesimo eroe americano.

Un amico straordinario è un delicato affresco umano, un confronto tra due figure radicalmente diverse. Se da una parte troviamo l’affabilità quasi insopportabile di Fred Rogers, interpretato da un mostruoso Tom Hanks, dall’altra parte c’è il giornalista Lloyd Vogel che ha il volto di un sorprendente Matthew Rhys, che con Hanks aveva già lavorato in The Post di Spielberg. Vogel è stato incaricato, suo malgrado di scrivere un breve articolo sul noto personaggio televisivo. L’uomo però non attraversa un buon momento, tra le difficoltà con la moglie (Susan Kelechi Watson) e un padre (Chris Cooper) che anni prima aveva abbandonato la morente moglie e madre del giovane giornalista. In queste dinamiche troviamo il cuore esegetico della pellicola.

Un amico straordinario è prima di tutto un film sull’essere padre, in un senso strettamente biologico (tra Vogel e Jerry), ma anche in senso più esteso quello di Rogers nel suo essere figura genitoriale sostitutiva attraverso la televisione.

Marielle Heller mette in scena il tutto in punta di piedi, con una pacatezza degna del miglior Rogers. La regista valorizza gli attori tutti e si concede un solo vezzo stilistico nel riproporre alcuni esterni come sospesi in un mondo di giocattoli.

Meraviglioso l’accompagnamento musicale di Nate Heller, la bellissima “Won’t You Be my Neighboorhood?” ( quasi un inno nazionale per gli americani) e brani come Northern Sky di Nick Drake, On The Road To Find Out di Cat Stevens e The Promise di Tracy Chapman.