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Il tunnel dell’orrore: Absentia (2011)

Non possiamo giudicare quello che abbiamo visto in Absentia di Mike Flanagan di getto, subito dopo la visione del film. Perchè se così facessimo potremmo valutare il suo film in maniera più negativa di quello che tutto sommato si merita. Si perchè alcune considerazioni a suo favore dobbiamo pur farle.

 


Siamo negli States, in una di quelle tranquille cittadine americane in cui tutto sembra tranquillo.
La vita scorre serena, ma come si sa in questi ambienti quando tutto tace, c’è sempre quell’ inquietudine di fondo, quel senso che non sai perchè ma non ti fa stare sereno. E sereni inizialmente non sono neanche i protagonisti della nostra storia, due sorelle, Tricia (Courtney Bell) e Callie (Katie Parker). La prima si appresta a firmare i documenti per dichiarare la “presunta” morte del marito Daniel (Morgan Peter Brown), scomparso da sette anni. La seconda, dopo un passato fatto di problemi con la droga, una volta ripulita fa capolino a casa di Tricia per aiutare la sorella con la sua recente gravidanza (c’è del tenero fra lei e l’ispettore che si è occupato della scomparsa del marito).

Dal giorno della firma dei documenti di presunta morte (death in absentia) però, Tricia comincia ad avere delle strane visioni.
Da li in poi il suo futuro e quello di Callie, non sarà come le due ragazze se lo immaginavano.

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Non sei sola Tricia.

Affronta un tema molto delicato ed importante negli States questo Absentia.
Quello delle sparizioni di persone, che nel continente americano non sono una cosa così sporadica, soprattutto tra i giovani. E a questo elemento il regista Flanagan sa unire un’atmosfera da subito un po’ inquietante. Il ritmo del film è lento.
Non ci sono grandi colpi di scena in quasi tutta la prima metà del film.
Ma se da un lato questo penalizza un po’ la pellicola in quanto molti potrebbero cominciare una sinfonia di sbadigli, i più attenti sono portati a pensare che qualcosa di inquietante stia per accadere.
Ed infatti, qualcosa accade.
E quando accade entriamo nell’altro elemento da analizzare per non penalizzare eccessivamente questa comunque buona pellicola: il budget.
Il gruzzolo che il regista ha avuto a disposizione per creare questo film è stato solo di 70000 dollari.

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Aiutami. No.

E questo nella sceneggiatura e nel film si nota e come.
Soprattutto nella scelta di puntare di più su quello che questo qualcosa che accade potrebbe essere che sul mostrarlo chiaramente.
Ma forse è proprio questo a spaventarci di più.
Perchè quando la paura non ha un volto o dei connotati predefiniti, diventa soggettiva, ed ogni spettatore la associa ad una sua paura o stato di angoscia, senza invece rimaner deluso quando è lo stesso regista a presentarcela per come la vede e la pensa lui.
E giocando sui binari del visto / non visto , del reale e di ciò che non lo è, di chi c’è e chi non c’è, Flanagan nella seconda metà del film con i pochi mezzi economici a sua disposizione di paura ce ne mette, e di angoscia e inquietudine forse anche di più.

E’ un film che parte molto lento, forse troppo lento Absentia.
Ma è quel film che ti lascia un po’ turbato e che ti fa pensare finita la sua visione.
Le prove degli attori, su tutte quella di Katie Parker aiutano il regista a creare un piccolo gioiellino horror del panorama indipendente americano. E per capire se la sua missione è andata a buon fine fate una prova dopo aver visto questo film.
Andate a correre, magari la sera quando si fa buio.
Poi ditemi se non vi sentite un po’ a disagio nel percorrere i tunnel, specialmente se non dotati di una buona illuminazione.
Se così fosse, significa che anche con solo 70000 dollari, si può far “cagare sotto” un botto di persone.

MISSIONE COMPIUTA

Il film ha non ha (purtroppo) ancora trovato una distribuzione nel circuito italiano, ma ha già vinto numerosi premi in festival indipendenti del genere horror in America, sia per quanto riguarda la regia, la sceneggiatura, e l’interpretazione degli attori.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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