AFTER HOURS
Quando hai a che fare con il potere, quello cinico e senza mezze misure, disposto a sbarazzarsi persino dei suoi fedeli soldati credere di gestire un meccanismo di cui ti senti protagonista è un’apparenza.
Il secondo film di Matt Johnson, che in Operation Avalanche assieme ad altri protagonisti interpreta se stesso, partendo da una situazione paradossale ci conduce in racconto che mostra come il desiderio di potere possa sviare le nostre azioni su sentieri pericolosi.
È il 1967, ci troviamo nel pieno della guerra fredda: la conquista dello spazio è sempre in cima agli interessi russi e americani, proprio negli Usa la Cia comincia a sospettare che nella Nasa ci sia una talpa sovietica intenta a sabotare il programma Apollo. Per difendere la corsa all’allunaggio due giovani agenti (Matt Johnson e Owen Williams) si fingono documentaristi inviati alla Nasa per girare un filmato sulla preparazione del programma Apollo.
Le tinte iniziali sono grottesche: com’è è possibile che questa sgangherata troupe si aggiri indisturbata per i corridoi e gli uffici della Nasa senza alcun controllo, eppure man mano che la vicenda diventa più complessa, la paranoia una costante e la ricerca della talpa porta a nuovi segreti l’approccio esuberante, parodistico di questo mockumentary apparentemente sconclusionato assume una sua plausibilità distinguendosi per stile registico e efficacia narrativa.
Insomma Operation Avalanche è un’intelligente semi seria ricostruzione sull’ipotesi del confezionamento del finto allunaggio messa in scena in maniera convincente, dettagliata e ricca di spunti.