Home Speciale FESTIVAL Tokyo 32: The Unpromised Land – La Recensione

Tokyo 32: The Unpromised Land – La Recensione

Ambientato a Holmsund, un piccolo paesino della Svezia, The Umpromised Land di Victor Lindgren ci racconta una piccola storia per raccontarne un’altra molto più grande: il problema dell’integrazione in Svezia.

Con la sua lunga coda di capelli neri come il carbone e gli occhi scuri, Sabina (Andreea Petre) sembra un pesce fuor d’acqua in mezzo a tutti i biondini occhi azzurri della piccola cittadina portuale di Holmsund, a nord della Svezia.
Trasferitasi dalla Romania in cerca di lavoro e di un futuro migliore insieme ai due fratelli maggiori, la giovane diciassettenne fa fatica ad integrarsi nella piccola comunità.
L’unica persona a mostrare interesse per lei è Elin (Elin Marklund), una ragazza del posto di quindici anni con cui stringe un tenero rapporto d’amicizia.

Sono appena iniziate le vacanze estive ed entrambe hanno molto tempo libero da poter passare insieme e conoscersi a vicenda.
Ad accomunare entrambe è l’insofferenza di vivere in un posto come Holmsund, tra gente bigotta e conservatrice che non vede di buon occhio la presenza degli stranieri nel paesino.
Sabina odia vivere lì, non riesce a trovare lavoro, le manca sua madre, il cibo della sua terra, gli amici.
Prova continuamente a rapportarsi con la gente del posto con sorrisi o saluti ma viene ricambiata con sguardi diffidenti e astiosi.
Elin ha avuto un’infanzia traumatica.
Dopo un aborto spontaneo, la madre cade in depressione e si uccide e il padre impazzisce. Incapace di esternare il proprio dolore, comincia a tagliarsi su braccia e gambe, maturando il desiderio di partire e di lasciarsi alle spalle un posto colmo di ricordi dolorosi.

Tuttavia, non c’è nessuna traccia di sentimentalismo o pateticità all’interno del film.
Sia Elin che Sabina sono ragazze forti e nessuna delle due si vergogna di quello che è. Sabina non rinuncia a comunicare in rumeno, cammina a testa alta, si arrabbia per i torti ricevuti.
Elin non si fa problemi ad andare in giro in pantaloncini, mostrando senza vergogna le cicatrici dei suoi tagli.

Il film di Lindgren parla di amicizia, di comprensione, di solidarietà sotto la luce tiepida del sole estivo di Holmsund, un piccolo pezzo di paradiso dove tutto sembra perfetto e al suo posto ma che, come in molte altre parti del mondo, nasconde fanatismo, pregiudizi ed intolleranza.

 

Aritcolo a cura di Pamela De Santis