“Il potente Thor (Chris Hemsworth) è imprigionato a Saakar, all’altro lato dell’Universo. Privo del suo martello e alle prese con una lotta contro il tempo per tornare ad Asgard e bloccare Ragnarok – la distruzione del suo pianeta e la fine della civiltà asgardiana – per mano di una spietata, nuova minaccia, Hela (Cate Blanchett) la dea della morte.”
Thor: Ragnarok, terzo capitolo solista sul Dio del Tuono e diciassettesimo film del Marvel Cinematic Universe, diretto da Taika Waititi riuscirà a cancellare le delusioni delle precedenti pellicole dando finalmente la giusta gloria al possente Thor?
NATALE AD ASGARD
Inizia il film ed iniziano i guai.
Prima scena e prima gag. Thor prende, in posizione di netto svantaggio, per i fondelli Surtur (entità demoniaca che potrebbe provocare il Ragnarok). Il tenore è questo e, purtroppo, sarà il leitmotiv di tutta la pellicola.
Thor:Ragnarok è una commedia mascherata, ma neanche più di tanto, da film super-eroistico spaziale dove, anche nelle scene che dovrebbero creare pathos, c’è sempre qualche personaggio pronto con una battuta, nella stragrande maggioranza, idiota.
Esempi lampanti sono le costanti battute sul pene e sulla virilità di Thor veramente fastidiose e puerili.
Questo dovrebbe essere, per quanto allegro e scanzonato, un cinecomic e non un maledettissimo cinepanettone.
In questa valle di lacrime si salva la battuta/citazione su Thor rana, un vera chicca per gli appassionati.
PERSONALITÀ QUESTA SCONOSCIUTA
I villain nel Marvel Cinematic Universe lo sappiamo non brillano certo per personalità e sia Hela sia Il Gran Maestro non fanno eccezione.
Hela, interpretata dal doppio premio oscar Cate Blanchett, è il classico cattivo bello da vedere che si dimentica subito dopo la visione del film. Un vero spreco per un personaggio come la Dea della morte. Hela è sorella di Thor e Loki, ma questo sembra un puro dato anagrafico. Qualsiasi sfumatura del carattere è inesistente, il personaggio è appiattito alla figura del malvagio che distrugge.
Il Gran Maestro, nei cui panni c’è il buon Jeff Goldblum, è direttamente una macchietta. E’ l’irritante governatore del pianeta Saakar, uomo con tendenze omosessuali che il film non dimentica mai di rimarcare, a cui piacciono i giochi gladiatori ed il fare baldoria. Fine.
Bocciati entrambi senza appello.
MARVEL TEAM UP: THOR&HULK
Coraggiosa, ed incosciente, la decisione degli sceneggiatori di inserire in Ragnarok la storyline che vede co-protagonista Hulk, tratta direttamente dal ciclo a fumetti “Planet Hulk”. Con questa decisione ed il montaggio goffo nell’alternare le vicende di Sakaar con quelle di Asgard il ritmo del film ne risente pesantemente, riuscendo nella non facile impresa di far disinteressare lo spettatore ad entrambe. Da salvare le interazioni tra Hulk/Banner e Thor e il loro duello nel Colosseo.
NON È TUTTO LOKI CIÒ CHE LUCCICA
Tom Hiddleston è una delle pochissime note liete del film. Il suo Loki è una garanzia anche questa volta. Personaggio come sempre ambiguo e dolente che nelle scene dove compare ruba, meritatamente, le luci della ribalta a tutti gli altri attori.
Ma per un Loki in grande spolvero c’è una Valchiria, interpretata da Tessa Thompson, che tentenna al suo esordio.
Personaggio a metà strada tra Michelle Rodriguez in Resident Evil e lo stereotipo della donna afroamericana arrabbiata, in una scena ho temuto seriamente che potesse diventare da leggendaria guerriera nordica ad attaccabrighe del ghetto americano. Almeno, e per fortuna, si è evitata la storia d’amore con Thor.
ARRIVEDERCI A INFINITY WAR