Il 2010 fu un anno importante per il cinema di genere horror. Difatti, uscì nelle sale cinematografiche ”The Ward’‘, uno degli horror più belli di quell’annata, nonché l’ultimo film del maestro John Carpenter.
Il film divise la critica e in molti lo ritengono una grande opera, mentre il restante del pubblico lo definisce qualcosa di non riuscito. ”The Ward” per il pubblico è un lavoro modesto che Carpenter avrebbe potuto facilmente evitare, considerando i cult presenti nella filmografia della sua vasta carriera. ”The Ward” però non è semplice né per tutti: è una pellicola da analizzare, contemplare.
Anni ’60. Kristen,una bellissima bionda americana, dopo aver dato fuoco a una fattoria, non ricorda nulla della sua vita. Viene portata in un ospedale psichiatrico e lì viene lasciata, contro il suo volere. C’è qualcosa di sbagliato, qualcosa di sinistro in quell’atmosfera, in quella situazione, che Kristen non comprende. Al manicomio farà la conoscenza di altre pazienti, tutte belle ragazze come lei con, purtroppo, disturbi mentali di vario tipo. Kristen non capisce la motivazione della sua presenza in quel luogo, perché, a detta sua, lei non è assolutamente pazza. Le cose cominceranno a peggiorare, quando Kristen comincia a vedere la presenza di una ragazza di notte fuori dalla sua stanza. Un’entità terribilmente inquietante e mostruosa che tenterà, senza che lei sappia il perché, di ammazzarla.
Carpenter torna dopo nove anni di silenzio (interrotti solo dall’episodio capolavoro ‘‘Cigarette Burns’‘ e dal secondo ”Il seme del male”, della serie antologica ‘‘Masters Of Horror” ideata da Mick Garris). Con ‘‘The Ward” ci dà prova di poter dare ancora lezioni di cinema al mondo intero. Proprio lui, che il cinema l’ha reinventato riportando sugli schermi il genere slasher con ‘‘Halloween”. Il film riesce a darti un senso di claustrofobia pura. Tutto ciò anche grazie all’ambientazione, tutta in un ospedale psichiatrico, in quattro mura e con soltanto pochi personaggi.
Con rimandi a ”Sucker Punch” di Zack Snyder e ‘‘Shutter Island’‘ di Martin Scorsese, ”The Ward’‘, che è rispetto a questi ultimi due con un budget minore, riesce a stupire lo spettatore e a classificarsi tra i migliori horror degli ultimi dieci anni. Si tratta di una storia con una forte ambivalenza. Con un cast tutto al femminile, Carpenter riesce a creare un horror quasi femminista, mettendo in risalto le qualità fisiche e caratteriali delle attrici protagoniste, in particolare colei che spicca più di tutte: Amber Heard. Pur girato con un linguaggio classico, il film scorre a ritmo veloce e presenta tanti jumpscares come un horror moderno richiede, nonostante il regista non abbandoni lo stile primario del cinema horror.
Nonostante i pochi giorni di riprese, efficaci sono l’uso dei colori freddi, le inquadrature e i colpi di scena celeri. I jumpscares fanno sobbalzare lo spettatore dalla sedia, seppur pecchino di ”sapore troppo moderno e banale”. Amber Heard è un’ottima protagonista per una pellicola malsana dal punto di vista psicologico, introspettiva e suggestiva. ”The Ward”, che può benissimo essere considerato un thriller psicologico, è una metafora filmica, è la narrazione interiore del delirio umano.
Al film non mancano i colpi di scena, i mcguffin e le prevedibili banalità. Questi dettagli però non distruggono l’opera di Carpenter e passano bene in secondo piano. L’ultimo lavoro del regista ha qualcosa da dire, da mostrare. Ti parla con le immagini descrivendo incubi, lotte e disturbi interiori che a parole difficilmente rendono. Carpenter quindi non ha deluso i suoi fan, aprendo un mondo nuovo ad ogni tipo di spettatore, abbracciando una nuova realtà, ma senza però abbandonare i suoi stilemi: sé stesso.