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The Craft Legacy – Recensione

The Craft Legacy (Il rito delle streghe) arriva anche in Italia, seguendo la falsa riga del predecessore Giovani Streghe del 1996. Nonostante i lodevoli tentativi, il reboot non raggiunge i livelli sperati, a causa del mancato sviluppo di diversi elementi.

La vita di Lily, adolescente introversa, cambia quando deve trasferirsi in una nuova cittadina per stare accanto al nuovo compagno della madre. L’uomo ha tre figli, i quali devono sottostare a una rigida educazione, che non permette repliche. In seguito a un inizio incerto a causa di un atto di bullismo, Lily trova una consolazione nell’amicizia di Tabby, Frankie e Lourdes. Le tre ragazze sono delle streghe apprendiste alla ricerca della Quarta campagna, che completi il gruppo. Ognuna di loro, dovrà incarnare un elemento con il proprio corrispettivo punto cardinale. Congiunte finalmente a Lily, le streghe ora sono in possesso di poteri abbastanza forti per poter compiere i propri incantesimi. La sete di giustizia e l’eccessivo entusiasmo, le porteranno ad affrontare dure conseguenze.

Lily mentre sviluppa i suoi poteri

Il Rito delle Streghe è  un film che vuole mettersi alla pari delle nuove generazioni. Vengono affrontate le tematiche sessuali e adolescenziali. I protagonisti fanno i conti la loro inesperienza. Si parla di bisessualità e di primi amori. Queste nuove streghe non fanno sortilegi, ma cercano di sistemare gli equilibri, trasformando il bullo in un bravo ragazzo.

Nonostante gli intenti siano originali, The Craft Legacy non riesce a raggiungere una sua completezza. Troppi elementi e pochi approfondimenti, sia per quanto riguarda i personaggi che la storyline.

Tolta Lily, le restanti streghe non sono ben delineate. Nonostante siano ben visibili i tratti caratteriali, delle tre ragazze non conosciamo nulla, non viene narrato alcun episodio concreto che ne tratteggi bene la storia. Nell’originale del 1996, ogni protagonista era ben inserita nel contesto e sviluppata. Ne riuscivamo a cogliere desideri e fragilità. In The Craft Legacy il risultato è l’esatto opposto. E’ difficile arrivare a cogliere quale siano le mancanze delle streghe e quali siano i loro punti di rottura. Sappiamo che la regola del gruppo è quella di usare i propri poteri con responsabilità e che una delle protagoniste è trans. Ciò non è sufficiente a farci capire tutto il resto:  come sono arrivate a conoscenza del loro potere? Come hanno capito come controllarli?

Insomma, le protagoniste sembrano essere prese e poste nella pellicola come un qualcosa in più che debba dare un senso concreto alla storia, ma di fatto ciò che si ottiene è solo confusione. Non ci sono sviluppi, non si ci sono cambiamenti. Nulla è chiaro.

Poche spiegazioni anche per quanto riguarda altri personaggi, che sembrano avere del potenziale, poco sfruttato. I tre fratelli, per fare un esempio, avrebbero potuto rappresentare  un interessante svolta all’interno della trama. Tuttavia, così come si presentano, allo stesso modo scompaiono senza un senso. Non cogliamo quale sia il loro ruolo, ne il destino.

Lo stesso purtroppo dicasi per il cattivo della storia, del quale non riveleremo il nome. La problematica principale non è rappresentata dal fatto che sia abbastanza intuitivo capire chi vestirà i panni del malvagio, quanto nell’assenza di una tridimensionalità. Il nemico delle streghe risulta scontato nelle scelte e nelle intenzioni. Non vi è un motivo particolarmente originale dietro le sue azioni.

Come già accennato, non si tratta solo di personaggi, ma anche le dinamiche stesse della storia non sono ben analizzate. Un esempio è la scena finale della pellicola. Anche qui, The Craft Legacy si differenzia molto dal precedente film. Il finale di Giovani Streghe si connota di un tratti molto inquietanti. La scena finale vede una delle protagoniste ormai preda della follia, costretta in un ospedale psichiatrico. Il percorso di Lily invece, non è per nulla chiaro ed evidente. Impara sin da subito a usare la sua magia, sembra non avere il minimo problema e, soprattutto, alcun trauma nello scoprire la sua natura. Un’assenza di pathos che caratterizza anche la scena finale del reboot, nella classica lotta cattivo vs buono. Pathos che la pellicola sembra cercare di recuperare nell’ultima scena, che pone The Craft Legacy in collegamento diretto (e forse un po’ scontato) con Giovani Streghe.

Lily con la madre Helen e il patrigno Adam

Più che un horror sulle streghe (che di horror ha poco),si tratta di un film per nuove generazioni. Difatti, la parte più interessante è quella che esplora l’adolescenza. La sezione dedicata alla stregoneria appare quasi ironica. Non vengono date spiegazioni più profonde e precise circa la magia in se. Sappiamo che i poteri del gruppo  dipendono da quattro elementi, senza ulteriori approfondimenti e magari segreti che ne  rivelino ulteriori tasselli. Tante basi e poche spiegazioni concrete.

Sicuramente un punto a favore è tracciato dalle interpretazioni, in generale molto convincenti. Cailee Spaeny nei panni di una Lily molto ben interpretata, soprattutto nei momenti di maggiore tristezza o di felicità. Anche le compagne Gideon Adlon, Lovie Simone e Zoey Luna risultano molto gradevoli e fresche, probabilmente alle prime armi con ruoli principali. A fare da bastone, Michelle Monaghan (The Best of Me/True Detective/Un Amore di Testimone) e David Duchovy (X-Files). Entrambi sicuramente non alle prime armi, soprattutto Duchovy, che vanta diverse candidature ai Golden Globes, tra cui due vittorie nel 1997 e nel 2008.

Dunque, The Craft Legacy rimane un film godibile, Da definirsi “senza infamia e senza lode”, il film viene salvato comunque da un cast sicuramente di qualità. Inoltre il consiglio più importante è approcciarsi alla pellicola senza pensare di vedere un film incentrato sulla magia e non pensare al  film originale. Come già accennato, dal momento che The Craft Legacy termina con un finale aperto, è auspicabile pensare a una nuova pellicola incentrata sulle nuove avventure di Lily e delle sue compagne. Molto probabilmente dipenderà dal successo che il reboot otterrà.

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