“The Atticus Institute”, film di Chris Sparling, al suo esordio dopo un passato da sceneggiatore (“ATM – Trappola mortale” tanto per fare un nome), è l’ennesima pellicola che mescola il genere del found footage / documentario al tema delle possessioni demoniache.
Come ogni pellicola che tratta questo tema, ormai strautilizzato, ha i suoi pregi ed i suoi difetti.
Prima introduciamo la storia : vengono ripercorsi con interviste ai diretti interessati e con filmati dell’epoca i fatti accaduti in un istituto in cui scienziati e dottori studiavano persone ritenute in possesso di poteri paranormali, negli anni 70′, sotto la guida del Dottor Henry West (William Mapother). Quando i test svolti nell’istituto stavano per essere ritenuti vani, ecco arrivare una nuova paziente, la giovane Judith (Rya Kihlstedt), che non solo sembra avere poteri ESP fuori dalla norma, ma pare, essere vittima di una terribile possessione demoniaca.
E fin qui nulla di nuovo : di nuovo una possessione, ancora un istituto di ricerca di mezzo, un team di scienziati e dottori che cercano di capire quello che succede; niente che non eravamo già abituati a vedere.
E dire che qualche altro elemento tecnico poteva rendere il film un qualcosa diverso dal solito : l’ambientazione anni 70’ dei filmati d’epoca è stata ben eseguita, sia nella scenografia sia nel modo di presentare i personaggi, inoltre quello che doveva sembrare un nuovo scontro tra scienza e religione vede invece l’ingresso di un altro protagonista insolito in un film sulle possessioni : il governo americano, con il Ministero della Difesa, e l’esercito, che vogliono fare chiarezza su questa faccenda e hanno anche un piano “diabolico” sul futuro da riservare alla povera Judith.
Le cose belle del film però finiscono qui.
Si perchè il tema è già stato trito e ritrito, ed il mescolare il found footage con il (falso) documentario, intermezzando le scene di repertorio alle interviste di coloro che hanno vissuto la vicenda in prima persona fa perdere molta attenzione allo spettatore, che quando la tensione sta per salire, si deve sorbire queste interviste che fanno calare la suspance che si può avere per la storia (e non è che ce ne sia tanta).
Ed inoltre, cosa fondamentale per un film di questo genere, c’è una cosa che manca, dal minuto 1, a quello 92 : non c’è nemmeno una scena che fa saltare dal divano, non fa paura il film, non ci sono scene che ti fanno mettere mani davanti agli occhi, ed il sangue, se ne vede poco nulla.
E che di sangue ce ne sia poco potremmo anche non preoccuparci se il film ci lascia quel senso di angoscia giocando su altri livelli e non su quello visivo, ma il brutto è che questa pellicola non gioca nemmeno sugli altri di livelli.
Un film che potete vedere un giorno che non sapete proprio cosa guardare, ma passata qualche ora, al massimo un paio di giorni dalla visione, vi ricorderete ben poco di questo “Teh Atticus Institute”.
Se volete vedere sangue, azione, se desiderate una pellicola che possa essere un continuo cazzotto nello stomaco o che vi angosci senza neanche una goccia di liquido rosso mostrata, cercate altrove. Molto lontano da qui.