George Valentin è un attore di successo nel cinema muto degli anni 20’. La sua stella però comincia ad eclissarsi con l’arrivo del successivo decennio, e l’avvento del sonoro, cambiamento a cui la star sembra non sapersi adattare. Il percorso inverso invece lo compie la giovane ballerina Peppy Miller, che al contrario di Valentin vede la sua carriera andare sempre più in alto. Nel frattempo i due poseranno le prime pietre di quella che sarà la loro relazione, resa non facile dai cambiamenti che il cinema e l’America di allora attraversavano (siamo negli anni della grande depressione), e dal carattere troppo orgoglioso di un George, che di cambiamenti non vuole proprio sentirne parlare.
“The Artist” di Michel Hazanavicius è la prova tangibile che per saper far cinema non sempre bastano effetti speciali d’ultima generazione e battute d’effetto.
Ecco così che anche nel 2011 un film non sul muto, ma muto, riesce a strappare agli Oscar ben 5 statuette tra cui quella di Miglior Film, Miglior Regia e Miglior attore protagonista per Jean Dujardin. Un’ ottima colonna sonora, (altra statuetta per la pellicola), le vecchie tecniche usate nei capolavori di Fritz Lang, Ernst Lubitsch e Murnau rispolverate alla perfezione, e le ottime interpretazioni di Dujardin e di Bérénice Bejo (che con sguardi e gesta dimostrano di essere a proprio agio nell’interpretazione del genere) riportano alla ribalta un modo di far cinema, che nell’era degli Avatar e dei super eroi Marvel, si ritaglia alla grande il suo posto d’onore.