Home Speciale Approfondimenti TFF36: Ash is the purest white – La Recensione

TFF36: Ash is the purest white – La Recensione

Il presidente della Giuria del Torino Film Festival Jia Zhangke ha portato in omaggio il suo nuovo film, Ash is Purest White, presentato nella sezione Festa Mobile, e interpretato dalla moglie Zhao Tao.

Il film racconta la storia di una donna capace di compiere un cammino lungo 17 anni e 7000 chilometri per stare accanto al suo uomo.
Il regista unisce due suoi film precedenti (entrambi come questo con protagonista Zhao Tao), creando una specie di universo condiviso, rimettendo a posto timeline e raccontando per l’appunto 17 anni di storia della Cina tramite quello che è diventato ora un unico personaggio, Qiao, 19enne in Unknown Pleasures, poi 25enne in Still Life e infine qui (nella parte finale) quasi 40enne.

Qiao è originaria di un villaggio la cui economia, un tempo trainata dalla locale miniera di carbone, oggi è in crisi.
Il tema dei cambiamenti socioeconomici della Cina contemporanea viene introdotto con la comparsa del padre di Qiao, anziano bevitore ex-minatore.
Durante il film viene truffata e trufferà, dimostrando di essere stata piegata nel fisico ma di avere ancora una combattività che è maturata con lei, durissima e determinata frega tutti e trova Bin (il suo uomo) tra le gole e le società, tra centrali elettriche e amici (una volta poveri) che lo nascondo, nuove amanti e sotterfugi.
Lo trova anche se sa che non si è fatto sentire, non l’ha aspettata, non l’ha cercata e si è rifatto una vita.

Il messaggio contenuto nella pellicola è forte, anche se la scelta di veicolarlo con una sceneggiatura dall’andamento incerto, a tratti spiazzante, rende il tutto meno convincente.
Ma il film è degno di nota anche solo per la performance di Zhao Tao, che porta la narrazione dove vuole attraverso la sua recitazione, spaziando tra vari generi e durante arcate di anni molto ampie.

Ash is the purest white traccia la storia di una confusione nazionale tramite piccole vite e soprattutto con una partecipazione diretta del regista, che mette in campo l’etica della fratellanza, l’affetto sommesso ed una donna dallo spirito indomabile, dallo sguardo duro ma anche dal cuore ferito e dolcissimo.

Articolo a cura di Federica Gandolfo