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Solo cose belle – La Recensione

Chi ha detto che per sensibilizzare lo spettatore su temi delicati ed attuali ci sia bisogno solo ed esclusivamente di un film drammatico, con immagini forti e dialoghi strappalacrime?
A volte si può usare anche l’esatto contrario, ovvero la semplicità ed il sorriso.
Ed allora anche una commedia può prendersi carico di un forte messaggio sociale e raggiungere i cuori degli spettatori in maniera altrettanto netta ed efficace.
E’ quello che succede per l’esordio alla regista del regista Kristian Gianfreda, con il suo film Solo cose belle, una commedia sociale che mette al centro di un piccolo paesino della Romagna, la storia e le vicende di una casa famiglia che li si trasferisce grazie all’aiuto della comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi.

Solo cose belle è un film che tramite un sorriso e molta leggerezza cerca di aprire le menti ed il cuore degli spettatori su delicati temi strettamente attuali, come l’accettazione dell’altro, la paura per lo straniero, la possibilità di redenzione, e la ribellione giovanile.
E lo fa attraverso le storie della casa famiglia formata da un ex ladruncolo, Kevin (Luigi Navarra), un richiedente asilo appena sbarcato, Chukwu (Aaron Tetteh MacCarthy), una ex-prostituta con figlia piccola, Ivana (Caterina Gramaglia), con gravi disabilità e i genitori Roberto e Diana.
Durante i novanta minuti del film entreremo in empatia con i vari personaggi e con la loro quotidianità, così come sarà per la protagonista della pellicola, la giovane Barbara (Idamaria Recati), figlia del sindaco del paese, Stefano Corradini (Giorgio Borghetti).
Le sue paure, la sua diffidenza (come quella dei suoi compaesani) verso i nuovi arrivati sono una realtà che oggi purtroppo vediamo sempre più spesso, ma che può diventare, con una sorriso in più ed una conoscenza dell’altro e di quello che ci circonda, un importante fonte di arricchimento personale e sociale.

Il film inoltre è anche un importante lente d’ingrandimento sulle case famiglia e sul progetto della Comunità Papa Giovanni XXIII, che svolge un compito molto importante per chi si trova in difficoltà e che merita sicuro di avere una cassa di risonanza maggiore di quella attuale per il grande compito che svolge dal 1968.

Ottima prova per il cast, un perfetto mix di attori già conosciuti, esordienti, e non professionisti scelti tra i ragazzi disabili delle varie strutture della comunità.

Una pellicola che purtroppo lascerà indifferenti alcuni, che farà riflettere tutti, ma che per noi, per il cinema italiano, e non solo, è fortemente necessaria.
In un periodo in cui la tensione è alta, in cui ci si scalda per poco, in cui si è diffidenti di tutto e tutti, abbiamo fortemente bisogno di abbassare i toni, di essere più aperti, più generosi, si sorridere di più.
Perchè ora come ora abbiamo tutti bisogno di Solo cose belle.