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The ABC’s of Death – (2012)

Dopo l’antologia che riportava in auge, più o meno la figura delle nostre care V/H/S , in cui in tre film veniva raccolto quella che voleva essere una summa sul found footage, in “The ABC’s of Death” abbiamo invece il festival del cortometraggio horror, l’enciclopedia della morte, che potrà piacere o meno, ma sicuramente come idea di fondo è comunque un qualcosa di veramente interessante. 26 registi, ingaggiati per girare 26 cortometraggi, scegliendo come tema niente meno che… una lettera dell’alfabeto. Una volta scelta la lettera, ed il titolo corrispondente ad essa, via con un piccolo corto di meno di dieci minuti, da girare con 5000 dollari di budget e in soli 6 mesi 6 settimane e 6 giorni.

Ogni regista ovviamente poteva dare libero sfogo al tema ed al tipo di corto horror che voleva presentare, e quello che ne è venuto fuori, è un qualcosa di tutto sommato interessante, sia in positivo che in negativo.

Sono presenti nella lunga lista dei registi, molti giovani promesse nel mondo del genere, più indipendente che commerciale, con almeno un lungometraggio da ricordare alle spalle. Ognuno di questi brevi episodi termina con una dissolvenza sul rosso che presenta la lettera ed il rispettivo titolo del cortometraggio per poi cominciare subito con li successivo, ovviamente completamente slegato da quello precedente.

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I sottogeneri dell’ horror ci sono un po’ tutti: abbiamo infatti l’exploitation, lo splatter, il torture porn,  animali e bestie antropomorfe, ed addirittura…….sterchi assassini. Da qui possiamo subito capire quello che questo film ci restituisce: alcuni cortometraggi sono veramente spaventosi e validi, sia per la loro tensione, o anche per il tono grottesco dato all’episodio (ed il tema del grottesco ritorna in più corti), altri invece sono francamente buttati li tanto per riempire le lettere dell’alfabeto e per di più molte delle peggiori storie, sono girate da registi che con i lungometraggi invece hanno dimostrato di saperci proprio fare (evidentemente non si può essere bravi in entrambi i campi).

Stare qui ora a riassumervi tutte le trame di ognuno dei 26 episodi sarebbe come annunciarvi ogni singola scena del film, e questo sicuramente è controproducente per una produzione del genere. Meglio allora commentare qualche spunto riguardo i generi e le scelte dei registi presenti in questa pellicola.

Innanzi tutto quello che salta all’occhio è la predilezione di alcuni registi coinvolti in questo progetto per “i cessi e la merda”: ben quattro episodi che vedono o un WC o uno sterco (uno non è propriamente uno sterco, ma qualcosa di molto più disturbante, e l’episodio è la lettera “M” ed il regista Ti West).

La compagine giapponese/orientale non ci presenta grandi risultati, nonostante i loro cinque corti presenti ( uno è tailandese, gli altri quattro vengono dal Sol levante). L’unico vero pezzo che si salva però è quello che può essere considerato il miglior corto di tutto il film, quel “LIBIDO” in cui le scene mostrate sono molto forti ma non quanto l’unica celata (ma altamente intuibile) nella parte finale, un qualcosa di molto disturbante sia visivamente che psicologicamente.
Altri episodi, o lettere se preferite, da segnalare sono i seguenti :

Alla lettera D abbiamo “DOGFIGHT”, una lotta senza quartiere tra un cane ed un uomo, molto forte visivamente e senza esclusione di colpi, ma nonostante questo l’incolumità del cane viene salvaguardata nonostante ci si picchia veramente duro. Girato tutto in rallenty è uno dei cinque episodi migliori secondo me. Buono anche il twist finale.

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Non poteva mancare un buon prodotto proveniente dalla Francia, che con il regista Gens ci presenta alla lettera X il suo corto “XXX”, con una ragazza stanca di essere derisa per il suo fisico extra-large che prende seri (ed alquanto stomachevoli) provvedimenti per risolvere il problema. Questo corto come il giapponese “LIBIDO” colpisce sia allo stomaco che alla testa, soprattutto nelle scene iniziali, in cui non c’è nemmeno una goccia di sangue. Può essere la medaglia d’argento del film.

Nel podio può essere sistemato nel gradino più basso il corto alla lettera V, intitolato “VAGITUS”, di Kaare Andrews, probabilmente il lavoro tra i 26 più ricco di effetti speciali e forse quello che ha sfruttato ogni singolo centesimo del budget a disposizione per i registi. C’è un futuro distopico in cui le nascite vengono controllate e anche i neonati non trovano scampo alle persecuzioni, anche se come vedremo, nonostante siano così piccoli non sono così indifesi.

05Altri corti che meritano una sufficienza (anche se non di più) sono quello che troviamo alla lettera Y, “YOUNG BUCK”) che riprende il tema della pedofilia, il vampiresco “UNEARTHED” alla lettera U, di Ben Wheatley (“Kill List”), il particolare corto “SPEED” alla lettera S, di Jake West, in cui due ragazze fuggono da un mostro che si rivelerà essere molto molto particolare e l’evocativa produzione che troviamo alla lettera O, “ORGASM” di Helene Cattet e Bruno Forzani.

Nominati ormai gli otto corti da me più apprezzati del resto dobbiamo dire poco nulla, visto che andiamo da insufficienze leggere a molto pesanti, come per il corto alla lettera G, “GRAVITY” girato in CGI ma molto deludente. Un po’ poco insomma 8 corti che si salvano in un gruppo di 26, nonostante ci siano registi molto promettenti come il serbo Spasojevic, il malato ma furbo autore di “A Serbian film” che qui non da sicuramente il meglio di sè, alla lettera R con “REMOVED”.

Una sufficienza risicata a quest antologia della morte possiamo darla, in quanto alcuni episodi, sebbene siano pochi, valgono la visione. Il problema è che più di una volta si presentano momenti morti, in cui si susseguono almeno un paio di corti molto noiosi, che rendono difficoltosa, ma comunque fattibile l’arrivo alla tanto agoniata ultima lettera. Due ore e qualcosa in cui forse però ci si esalta meno di quanto ci si annoia. Ma tutto sommato un esperimento coraggioso e magari da riproporre, ma con parecchi correttivi, sia nella scelta dei registi, sia nel prodotto presentato da ciascuno di essi.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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