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ROMA – La delicata ode alle donne di Cuarón

Per il suo ultimo lavoro, il messicano Alfonso Cuarón sceglie di aprire lo scrigno di ricordi, attingendo dalla propria infanzia vissuta in un quartiere borghese di Città del Messico e ai ricordi della propria tata per definire la traccia del suo film probabilmente più intimista e personale.

Curato con passione da Cuarón, che non solo lo scrive e lo dirige ma si occupa anche della fotografia, il film narra la storia della giovane Cleo, dolce e sottomessa tata/tuttofare di una famiglia benestante che vive nel quartiere Roma di Città del Messico.
Ma ben presto la pellicola si trasforma in molto di più: attraverso la vita di Cleo, intrecciata alle vicende della famiglia per cui lavora, Cuarón confeziona una delicata ode alle donne e alla loro capacità di mantenersi in piedi di fronte alle situazioni più terribili.

Parallela alla protagonista, abbandonata incinta dal compagno e costretta ad affrontare in solitudine una situazione atroce, abbiamo Sofia, la donna per cui Cleo lavora, che si ritrova sola dopo che il marito la lascia per una donna più giovane.

Cuarón e Yalitza Aparicio sul set.

Così come l’intera famiglia si chiude intorno a Cleo per proteggerla dalla situazione che sta vivendo, così la giovane domestica dona tutta se stessa alla famiglia che l’ha accolta, soprattutto ai bambini che adora e che la adorano.
Convergendo in un climax che porterà alla splendida scena sulla spiaggia dove forza, dolore e amore si fondono in una composizione quasi scultorea.

Le donne, dunque, motore e forza nella vita e in un film bello, delicato e assolutamente non scontato oltre che tecnicamente ineccepibile, con scelte registiche pregiate come i lunghi piani sequenza – marchi di fabbrica di Cuarón.
Ed impreziosito da un meraviglioso bianco e nero digitale che rende ancora più vivide le atmosfere di una Città del Messico attraversata da scontri e proteste.