Presentato in concorso alla 14ma edizione della Festa del Cinema di Roma, Drowning è un film diretto e interpretato da Melora Walters.
L’attrice si ritaglia il ruolo della protagonista Rose, una donna di mezza età, duramente provata dai sensi di colpa e dalla solitudine. Rose soffre per l’assenza dei suoi due figli, distanti da lei fisicamente ed emotivamente. Una infatti è andata a studiare in un’altra città e l’altro è in “missione da qualche parte in Iraq”. Questo crea nella donna un’insuperabile angoscia e uno stato di perenne tensione. Rose cerca di affrontare questa impasse con l’aiuto del suo compagno (Gil Bellows).
Ma il risultato è disastroso, riuscendo solo a peggiorare il già precario rapporto tra i due. Si relaziona con l’amica (Mira Sorvino), una bella e altrettanto complessa donna. Cerca quindi conforto nell’acqua, da sempre il suo incubo. Decide, seguendo un gruppo di auto-sostegno per genitori di figli in guerra, di imparare a fare cose nuove, superare paure per essere più forti e pronti a tutto ciò che la vita ha in serbo per loro. Rose allora decide di prendere lezioni di nuoto da un insegnante (Jay Mohr).
Da qui il titolo Drowning, annegare fisicamente ma soprattutto psicologicamente.
Il personaggio di Rose sembra essere idealmente legato a quello di Claudia giovane e sofferente donna che Melora Walters interpretò esattamente 20 anni fa in Magnolia per Paul Thomas Anderson.
Ma l’amore cinematografico dichiarato dalla regista è Cassavetes. Con il maestro la Walters condivide l’idea di cinema radicalmente indipendente. Drowning si propone di mettere in scena sentimenti, relazioni, precari equilibri emotivi svestendo il tutto da vezzi estetici e virtuosismi. Nel film ovviamente ci sono momenti e aspetti che funzionano bene e altre cose rivedibili. Se da una parte la recitazione resta sempre molto spontanea e credibile, la storia invece perde spesso il suo baricentro, inoltrandosi malamente in storie parallele e personaggi minori (come ad esempio quello della sacrificata Sorvino).
Il raggiungimento dell’obiettivo di nuotare da parte di Rose è una metafora un filo semplicistica ma comunque funzionale alla storia.
Quando la donna riesce a battere i piedi e restare a galla, si percepisce la gioia e la soddisfazione di aver avuto la meglio sulle difficoltà esistenziali, complice l’acqua, elemento naturale per eccellenza della catarsi.