“Il cinema inizia con D. W Griffith e finisce con Abbas Kiarostami”.
Come dimostra questa frase pronunciata dal regista francese Jean-Luc Godard, Kiarostami è molto apprezzato dai suoi colleghi (e non solo) per le opere che ci propone. Ed è stato apprezzato anche il suo ultimo lavoro, “Qualcuno da amare” , in concorso per la Palma d’Oro a Cannes nel 2012.
La protagonista è una studentessa universitaria che fa la prostituta per guadagnare qualche soldo in più ma con un anziano professore, che vive in solitudine con le sue traduzioni, il legame prostituta/cliente verrà messo alla prova da qualcosa di più complicato.
Se per “Copia conforme” (2010) il regista iraniano aveva scelto l’Italia per raccontare una storia d’amore tra due donne, questa volta Kiarostami si sposta in Giappone per descrivere questa strana relazione tra una giovane studentessa che non ha bene a fuoco il suo futuro ed un anziano professore che cerca solo un po’ di compagnia, il tutto condito dalla presenza quasi nauseante del geloso ragazzo di lei.
Sempre all’estero, perchè si, non è facile per un regista iraniano affrontare temi come questi nel suo paese natale, il paese degli Ayatollah, il paese dove molti temi sono ancora un tabù.
Nel film Kiarostami fa un grande uso degli spazi chiusi, come il taxi, la macchina dell’anziano signore, la sua piccola casa.
La macchina in particolar modo è uno strumento usato spesso anche negli altri suoi film, uno spazio piccolo, chiuso, dal quale non si può scappare, e nel quale, molte volte due persone sono costrette comunque a confrontarsi , e che protegge chi sta al suo interno dal mondo esterno, come protettiva è la casa per l’anziano professore, e protettivo è lo stesso professore per la “spaesata” Aki, in cerca della sua strada e del suo posto nel mondo.
Per i fan più accaniti del regista questo film non sarà sicuramente nella top 5 ma anche qui si vede molto dello stile che ha reso famoso Kiarostami.
Un peccato la violenza fatta al titolo con la traduzione italiana, che non rimanda per nulla a ciò che l’ha ispirato, ovvero, uno degli album jazz di Ella Fitzgerald, “Like Someone in Love” .