Dopo che Il caso Spotlight nel 2016 aveva vinto l’Oscar come miglior film portando sul grande schermo l’indagine del The Boston Globe su casi di pedofilia nella chiesa cattolica, un altro film anch esso in corsa per la statuetta alla prossima edizione degli Academy, porta a galla un altro importante evento della storia americana.
Stiamo parlando del caso dei Pentagon Papers, documenti top-secret provenienti dalla Difesa degli Stati Uniti, punto di partenza di uno scandalo che segnò l’inizio della fine del mandato Nixon e che contribuì a definire in maniera forte e decisa il potere della libertà di stampa nel suolo americano.
Nel suo film Spielberg non si limita a mostrarci come andarono i fatti all’epoca solamente affidandosi ad un cast perfettamente assemblato.
In un’ epoca in cui le informazioni, anche quelle più importanti, viaggiano ormai su social network, con l’aggravante delle fake news sempre presente, Spielberg rende protagonista la cara vecchia carta stampata.
Carta stampata che in quegli anni fu la prima protagonista del terremoto politico e sociale che i Pentagon Papers furono in grado di scatenare.
Il tutto è reso ancora più forte dal senso di etica, e di responsabilità che il regista da al lavoro del team del Washington Post, primo paladino della libertà di stampa e di correttezza delle informazioni che oggi sembrano ormai sempre più un lontano miraggio.
Il giornalismo e la corretta informazione, unite all’etica di chi vuol difendere la libertà di stampa e quella di ogni americano di sapere la verità vengono messe in scena in maniera impeccabile da Spielberg e dal cast, in cui spiccano le prove di Tom Hanks e soprattutto di Meryl Streep
.E’ proprio lei che esprime sullo schermo tutta la forza di una donna, l’editrice Kay Graham, dapprima ritenuta inadatta a dirigere un’azienda dopo la morte del marito, ma che in seguito si dimostra, seppur con più di un momento di indecisione, la Lady di Ferro che avevamo visto proprio nell’omonimo film di Phyllida Lloyd.
Un film che grazie al lavoro etico del giornalismo, ci aiuta a ricomporre i pezzi di un puzzle davvero complesso.
Quasi come a non voler perdere una memoria storica che sempre più oggi rischia di essere dimenticata.