Dopo aver passato l’intera nottata a spassarsela (forse troppo) in discoteca, Ludo finisce vittima di un grave incidente. I suoi amici, una volta raggiunto l’ospedale e rassicurati dai dottori sulla sua seppur lenta guarigione, decidono di partire per la loro solita vacanza estiva nella residenza di Max, a Cap Ferret. I giorni che il gruppo trascorrerà lontano da Ludo e dalla solita routine, serviranno a tutti per far cadere una fitta trama di bugie e segreti che ognuno di loro si porta appresso verso sè stessi e verso i propri amici.
Dopo il successo di “The Artist” agli Oscar e di “Quasi amici” che in patria ha battuto record su record, il cinema francese tira fuori un altro bel film, che testimonia come negli ultimi anni la scuola d’oltralpe sia in un momento di forma strabiliante, sia per le pellicole prodotte, sia per coloro che le interpretano. Ed infatti il cast di Piccole bugie tra amici di Guillaume Canet racchiude in sè “la meglio gioventù” del cinema transalpino : nel cast figurano infatti i premi Oscar Jean Dujardin e Marion Cotillard, oltre a François Cluzet (Quasi amici), Benoìt Magimel e Gilles Lellouche.
Il regista Canet mette tutti questi attori nei panni di un gruppo di amici che con l’occasione della tradizionale vacanza estiva nella residenza di uno di loro, seppur senza Ludo a causa dell’incidente, ha l’opportunità di confrontarsi e scontrarsi, facendo venir fuori tutti gli scheletri nell’ armadio di ognuno di essi, calando definitivamente le loro maschere e facendo venir fuori segreti e bugie ben custoditi fino ad allora, ma che in quella estate, sono ormai, destinati a crollare. Ad accompagnare il tutto una delle note positive del film, le musiche, una compilation con alcuni dei pezzi migliori degli ultimi anni (spaziamo da David Bowie, Ben Harper, Janis Joplin, a Bonnie Tyler, Damien Rice e Antony & the Johnsons). Il tutto condito da una buona caratterizzazione dei personaggi, molto vari nelle loro personalità (abbiamo omofobi, cinici, isterici, egoisti, sesso – dipendenti, narcisisti e chi più ne ha più ne metta).
La narrazione scorre molto lineare, senza flashback (molto bello il piano sequenza iniziale dell’incidente di Ludo), la storia risulta molto realistica senza pretendere la lacrima o la risata forzata.
Omaggio del regista al sessantottino “Il grande freddo” di Lawrence Kasdan, il film (presentato in anteprima al Festival del cinema di Toronto 2010) è una delle tante perle preziose che il cinema francese ci sta proponendo negli ultimi anni, come testimonia in primis il grande successo che l’opera ha avuto tra il pubblico di casa, incoronando quindi la corrente transalpina come una delle maggiori portavoci del cinema europeo del momento.