Kauas Pilvet Karkaavat, titolo originale del film, è un verso del brano “Pilvet karkaa, niin minäkin” scritto dal cantautore finlandese Rauli Somerjoki, amico di Aki Kaurismäki. Non è la prima volta che il regista di Orimattila attinge dal repertorio del musicista e amico che poco prima di morire a soli 39 anni, era anche apparso nel film The Worthless del fratello Mika Kaurismäki.
Il verso recita: “lontano le nuvole fuggono, invano le raggiungi”.
Ilona (Kati Outinen) e Lauri (Kari Väänänen) inseguono inutilmente le loro nuvole, i loro piccoli sogni consumistici, nella buia Helsinki. Lei lavora come capo cameriera al Dubrovnik, una volta il migliore ristorante della città, ora in disgrazia. Lui è un tranviere.
Per una serie di sfortunati eventi e infelici tempistiche, entrambi perdono il posto di lavoro e con esso le loro certezze. Lui non lo ammette subito per non farla preoccupare. “-Un mese fa sono stato licenziato. -E non hai detto niente? -Le brutte notizie possono aspettare”. Ilona cerca occupazione come maȋtre per altri ristoranti ma non riesce a trovare nulla.
“Capisco la sua situazione ma il personale è al completo qui da noi e ad essere sincero mi sembra troppo anziana per fare la cameriera. Veramente ho solo 38 anni. Dunque non mi sbaglio, mi potrebbe morire da un momento all’altro.”
Alla fine si deve accontentare di una bettola gestita da un losco figuro, dove la donna è costretta a ricoprire tutti i ruoli, compreso quello di cuoca. Lauri invece non trova nulla e le prende anche di santa ragione dal nuovo boss della moglie.
Poi una speranza arriva dalla precedente datrice di lavoro di Ilona che fidandosi delle capacità e della serietà della donna, decide di investire i suoi soldi in una nuova e rischiosa avventura imprenditoriale: un nuovo ristorante, semplice ma con le ambizioni di diventare in futuro come il Dubrovnik, anzi meglio!
“E se dovesse andar male? – Mangeremo bucce di patate, non saremmo i primi del resto”
Primo capitolo di una ideale trilogia dedicata alla Finlandia, seguita da L’uomo senza passato del 2002 e Le luci della sera del 2006, Nuvole in viaggio rappresenta per molti versi una delle vette più alte del cinema di Aki Kaurismäki.
Pur avendo rischiato di più con altre pellicole, sia da un punto di vista tecnico che narrativo, “Kauas Pilvet Karkaavat” parla col cuore allo spettatore.
Balsamo per gli amanti del regista finlandese, il film presenta tutti i suoi stilemi tecnici e narrativi: i suoi tipici antieroi astenici, l’innaturale saturazione del colori, l’alienazione urbana della glaciale Helsinki e ovviamente il suo humour garbato e pungente. Con mano decisa il regista condanna il capitalismo contemporaneo in favore di un socialismo umano, che poi è anche umana solidarietà politica. Come tutte in tutti i suoi “morality tales”, Kaurismäki mette l’uomo al centro del suo universo, capace, in virtù dei suoi valori, di togliersi dagli impicci di una società malata e indifferente.