Non è facile trovare qualcuno che, in Italia, sappia spingersi oltre nei generi cinematografici scegliendo però la strada di quello decisamente meno prediletto nell’epoca odierna: l’horror.
Giovanni Aloisio, autore pugliese, scrittore, musicista e saggista, che co-scritto assieme ad Alberto Pallotta il recente libro Universo Dario Argento- decide di rimanere leale all’horror seguendo le orme dei maestri italiani di genere che hanno fatto scuola in tutto il mondo dagli anni ’60 ai primi anni ’90, da lui ammirati. In particolare è palpabile, nel regista, la devozione per il maestro nostrano Dario Argento, ossequio visibile nel suo ultimo cortometraggio: Mouth of Horror.

Una donna (la bella Agata Paradiso) si risveglia al buio in un luogo che non riconosce con attorno tanti cadaveri ammucchiati. Di fronte a lei, una feroce bocca disumana adornata da denti aguzzi. Non ricorda nulla di ciò che l’è accaduto, né più sa quale sia la sua identità. La sua unica certezza è quella di essere stata inghiottita da una figura mostruosa e di risiedere nel suo stomaco.
La capacità comunicativa di Aloisio è immediata; la sua vena creativa risalta soprattutto nella scrittura, dove niente è mai convenzionale. La recitazione del cast non perfetta è, in alcuni momenti, sopra le righe. La Paradiso ha l’estetica adatta e riesce maggiormente nella mimica facciale, mentre Domenico Tacchio stupisce in un gioco di ruoli, dove la lieve mancanza di fusione col personaggio viene dimenticata se si pensa a quanto sia riuscita la grottesca pazzia a cui ha prestato il volto.

Mouth of Horror è coraggioso, buono- anche se non eccezionale- e inferiore al precedente, misterico fantasy horror La signora delle dodici notti. Aloisio si è dimostrato totalmente capace di esternare il buon lato tecnico. Il gioco di luci, lo studio dei colori e delle inquadrature sono difatti un suo marchio di fabbrica. Seppur il titolo del cortometraggio possa rimandare a John Carpenter e al suo In the Mouth of Madness, la più grande fonte d’ispirazione è Argento.