Money Monster di Jodie Foster

Se in La Grande Scommessa, di Adam McKay, si scommetteva contro il sistema prima che scoppiasse la crisi mondiale del 2008 e a farlo era un gruppo di outisder ben radicati nel mondo finanziario, in Money Monster-L’altra faccia del denaro non ci sono outsider: gli avventurieri, i pazzi siamo noi comuni mortali che anche dopo quello scandalo non abbiamo smesso di mettere a rischio le nostre esistenze, giocando con le frustrazioni e i problemi quotidiani.

È lo spettacolo il grande protagonista della quarta regia di Jodie Foster, in cui George Clooney è un conduttore televisivo sopra le righe di un programma economico preso in ostaggio da una ragazzo che lo accusa di avergli suggerito un investimento sbagliato.
In questo spettacolo inteso come intrattenimento quando sei disperato devi costringere gli altri ad ascoltarti ed è questo che fa Kyle, il sequestratore, ma non può farlo da solo, ed è qui che l’informazione entra decisa, la conoscenza del mezzo diviene elemento essenziale per mantenere sotto controllo (o almeno provarci) una situazione drammatica.
Lee Gates (George Clooney) è davvero un anchorman goffo, prima donna di un programma che scherza col denaro, con gli investimenti ed è realmente spiazzato e impaurito dinanzi ad uno scenario potenzialmente tragico, la sua regista nonché producer Patty (Jiulia Roberts) al contrario comprende la realtà al di là di una superficie banale e sfuggente, sarà lei a guidarlo, a fare le domande giuste per trovare le risposte dietro l’enorme crollo che ha innescato la perdita dei risparmi di Kyle e degli altri investitori.

Il cinema ha dato spesso vita attraverso l’espediente dell’ostaggio a thriller o action in cui la suspense e l’esasperazione facevano da padrone. Qui non c’è una furia cieca racchiusa in un unico ambiente, perché il ritmo segue la vicenda con rigore e allora per capire cosa sia successo bisogna muoversi, scendere in strada, andare veloce, naturalmente sempre in diretta, senza spegnere le telecamere, perché la vita come il denaro sono uno show.

Jodie Foster con Money Monster va sul sicuro, con una regia pulita e lineare che si adegua ad uno script per niente pretenzioso, capace di intrattenere, dove ognuno fa il suo, Clooney e la Roberts compresi, più al servizio della storia che protagonisti effettivi.
Un cinema quello di Money Monster di richiamo che arriva alla meta senza grosse sbavature; è assente quell’audacia e quell’introspezione presente in Mr.Beaver, altrimenti certe soluzioni spicciole avrebbero trovato meno spazio, aggredendo la narrazione con una vitalità più densa.
Alla fine tutto scorre e siamo risucchiati dal circo urlato delle nostre esistenze, tanto che le motivazioni, la storia di quel ragazzo (un convincente Jack O’Connell) diventano un eco nel frastuono quotidiano di una società distratta e persa tra algoritmi, tecnologia e interessi economici.

Nota: Money Monster è stato presentato fuori concorso a Cannes 2016

VOTI FINALI
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Redattore

- Il cinema per me è come un goal alla Del Piero, qualcosa che ti entra dentro all'improvviso e che ti coinvolge totalmente. È una passione divorante, un amore che non conosce fine, sempre da esplorare. Lo respiro tutto o quasi: dai film commerciali a quelli definiti banalmente autoriali, impegnati, indipendenti. Mi distinguo per una marcata inclinazione al dramma, colpa del Bruce Wayne in me da sempre. Qualche gargamella italiano un tempo disse che di cultura non si mangia, la mia missione è smentire questi sciacalli, nel frattempo mi cibo attraverso il cinema, zucchero dolce e amaro dell'esistenza -