mine

Mine è cinema vero, quel cinema che non indugia e porta termine la propria idea, se poi ci riesca o meno è un altro discorso.
Prodotto da un americano, girato in Spagna e diretto dagli italianissimi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro c’è da chiedersi che tipo di impronta abbia questo survival movie.
Lo scenario è quello che il cinema statunitense più di ogni altro ha sfruttato: soldati in missione, conflitti interiori, passato che emerge nei momenti più oscuri e per questo l’imput è decisamente americano.

La regia di Guaglione e Resinaro è salda, non rischia mai di strafare attingendo a deviazioni superficiali o assurde, rendendo le 52 ore di una vita in bilico pienissime e credibili.

Quel che rende distintivo il resto è la capacità dei due italiani di rendere appetibile una storia dove un soldato, interpretato da un sorprendente Armie Hammer, passa la gran parte del film da solo, in lotta con se stesso e la fatica perchè non può e non vuole sollevare il piede da un mina.
Anche in quel silenzio, in tutta la quella solitudine Mine ha una sua energia, una vitalità che specie narrativamente sorprende trovando un equilibrio tra la situazione estrema che sta vivendo l’ uomo e il suo viaggio interiore e mentale, l’aspetto meglio rappresentato nel film.
La regia di Guaglione e Resinaro è salda, non rischia mai di strafare attingendo a deviazioni superficiali o assurde, rendendo le 52 ore di una vita in bilico pienissime e credibili.
È nella parte cruciale che Mine da il meglio di sé, la dove poteva perdersi grossolanamente costruisce attorno a dinamiche familiari uno sguardo personale, sia per linguaggio che per stile registico facendo del contorno intorno al marine una componente non marginale.
Cosa rappresenta quell’essere piegato su una gamba ma non spezzarsi, da chi realmente ti stai difendendo, ciò che stai affrontando è tutto reale? Un intreccio che merita attenzione e non delude lo spettatore anche in un finale decisamente complicato da gestire a livello descrittivo.

Mine non cerca di strafare, ha calma, la stessa che accompagna il personaggio di Armie Ammer nella tribolata pagina della sua esistenza.
E quindi tornando alla riflessione di partenza Mine convince perché plasma un film di genere dal soggetto consueto sulla propria visione, su un registro originale arricchendo la trama di piccoli significati e immagini brillanti.

Se per il soldato la mina è la materializzazione delle sue insicurezze, delle gabbie mentali e delle paure che lo inseguono per i due Fabio alla regia la mina era un’opportunità rischiosa che hanno avuto il coraggio di innescare senza mai perdere di vista il tragitto da compiere.

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Redattore

- Il cinema per me è come un goal alla Del Piero, qualcosa che ti entra dentro all'improvviso e che ti coinvolge totalmente. È una passione divorante, un amore che non conosce fine, sempre da esplorare. Lo respiro tutto o quasi: dai film commerciali a quelli definiti banalmente autoriali, impegnati, indipendenti. Mi distinguo per una marcata inclinazione al dramma, colpa del Bruce Wayne in me da sempre. Qualche gargamella italiano un tempo disse che di cultura non si mangia, la mia missione è smentire questi sciacalli, nel frattempo mi cibo attraverso il cinema, zucchero dolce e amaro dell'esistenza -