Finalmente ci siamo anche noi. Era da tanto che aspettavo di vedere un horror prodotto in Italia che potesse avere non dico il 100 % della resa ma almeno che potesse essere sulla stessa lunghezza d’onda delle pellicole di genere che negli ultimi anni escono fuori da paesi come Francia e Spagna, le due nazioni che a mio modesto parere, ultimamente nella scena horror / thriller stanno insegnando a tutti come si fa un bel film.
E finalmente ci siamo anche noi. Si perchè con questo “At the end of the day – Un giorno senza fine” il regista Cosimo Alemà ( già straconosciuto nell’ambiente musicale per aver diretto video musicali di cantanti del calibro di Tiziano Ferro, Articolo 31, Mina, Max Pezzali e Subsonica tanto per fare qualche nome) anche l’Italia sforna finalmente una pellicola horror di tutto rispetto. A dire il vero potremmo definirlo più un thriller, anche se comunque la componente di sangue e di violenza è molto elevata ed anche la presenza dei Villains lo avvicinano tranquillamente al genere horror.
La storia tutto sommato non è proprio delle più originali : c’è un gruppo di ragazzi che si ritrova in un bosco per una partita di soft air. Una volta organizzate le squadre, lo scontro ha inizio, ma ben presto, ci si accorge di un paio di cose non previste : i componenti delle due squadre non sono gli unici ad essere presenti in quello che dovrebbe essere il campo di battaglia, e le armi, non sono proprio tutte finte.
Un tema insomma che avevamo già visto in altri film di genere quello del gruppo di ragazzi che poi viene assalito dai cattivoni di turno, sbandati, malati mentali o sadici che siano.
A differenza però delle solite americanate in cui i dialoghi e le atmosfere sembrano un po’ troppo “teen” e superficiali , qui il regista Alemà riesce innanzi tutto a dare a tutta la pellicola un’atmosfera di inquietudine e di tensione veramente notevole.
Non si sa inizialmente chi siano i Villain, per lo meno quale sia il loro backgorund, e perchè se la prendano col gruppo di malcapitati. Altro aspetto positivo : il senso di incredulità e di spaesamento che il gruppo ha quando si rende conto che qualcuno sta giocando pesantemente con le sue vite si nota molto molto bene, tanto che anche lo spettatore può essere coinvolto come i personaggi stessi in questo.
Le musiche sono davvero notevoli, non ce n’è una che sia anche mezzo punto al di sotto delle altre, il livello musicale è alto ed aiuta a tenere alta la tensione che si sviluppa nella storia con il passare dei minuti.
Alemà segue in maniera quasi maniacale l’ossatura del “Survival Movie” quello che ha in “Non aprite quella porta” il suo più alto e valido esempio, ma da alla pellicola il tono di film europei come i francesi “Alta tensione” e “Frontiers” , davvero ottimi prodotti.
La trama non è originale ma è ben strutturata, come la sceneggiatura, i personaggi non hanno un profondo background ma nessuno di loro è messo li a caso, i dialoghi sono si un po’ scarni ma non banali. Non c’è un grande effetto sorpresa, anzi potremo dire che questo manca completamente, ma anche questo è un segno che il regista si sentiva forse abbastanza sicuro di poter creare una buona pellicola senza sorprese o twist vari, ed alla fine così è stato. A condire al meglio il tutto, un cast di attori di varie nazionalità ( il film è stato girato in lingua inglese, e questo ci fa capire l’internazionalità che si è voluto dare alla pellicola). La storia inoltre trova il suo più macabro spunto nel fatto di essere ispirata ad eventi realmente accaduti nel Maggio del 1992.
Se con “Shadow” di Zampaglione il genere thriller-horror italiano aveva dato segni di ripresa, con “At the end of the day” un altro ben segnale è stato lanciato, ed il nostro cinema, il cinema di questo genere, ha veramente bisogno di pellicole così e speriamo in futuro, anche migliori.