Enzo è un ladruncolo che vive a Tor Bella Monaca. Un giorno, mentre scappa dalla polizia, si nasconde tuffandosi nel Tevere e viene a contatto con un barile di materiale radioattivo. Il giorno dopo si sveglia con una forza sovraumana. Nel frattempo nella capitale c’è una lotta per il comando tra due clan che spaventano la città con attentati. Il più temibile per il protagonista è un boss chiamato Lo Zingaro, che in cerca anche di visibilità, minaccia la vicina di casa di Enzo, figlia di un suo amico morto. Questa si aggrappa al nostro antieroe ed è così presa dalla serie Jeeg Robot da pensare che esista veramente.
Dopo aver conquistato in anteprima la Festa del Cinema di Roma, e me, esce nelle nostre sale il primo superhero movie 100% italiano. Una gioia per gli occhi e per il cuore, sia per i fanatici dei supereroi che per i detrattori del genere.
Ci viene presentato un antieroe, un ladruncolo che sfrutta i suoi poteri non per fare dal bene, ma per rubare ancora di più… e quando decide di essere un supereroe lo fa perché mosso da una motivazione solida ben lontana dal solito riscatto dello sfigato. Enzo, il Jeeg Robot di Tor Bella Monaca, rimane con le sue maniglie dell’amore anche dopo aver preso i poteri, un dettaglio che dona sempre più realismo a un personaggio che si adora.
L’ironia è una componente fondamentale di “Lo chiamavano Jeeg Robot“: dal modo in cui Enzo prende i poteri (frecciatina all’inquinamento reale del Tevere) alle battute dei protagonisti, dalle mozzarelle di bufala che rimpiazzano lo scotch isolante all’amore sfegatato dello Zingaro per le canzoni della Bertè e della Oxa.
Se da una parte la risata non manca, dall’altra troviamo una componente drammatica ben solida rappresentata da Alessia, ragazza così sotto shock dalla morte della madre, e non solo, da rifugiarsi nell’Universo di Jeeg Robot. Una sola cosa la fa stare bene: quel dvd dentro il lettore portatile. Un altro personaggio che si fa amare in ogni scena, il quale crea un’ottima coppia atipica con Enzo, che si trova all’improvviso nel difficile compito di padre. Giorno dopo giorno si accettano, si conoscono arrivando a volersi bene. I video porno del protagonista lasciano spazio alle puntate di Jeeg Robot e insieme sconfiggono la solitudine.
Non mancano gli effetti speciali, tutti di buon livello e mai eccessivi. Gabriele Mainetti, al suo debutto nel lungometraggio, si rivela un ottimo regista promettente visto che riesce a destreggiarsi meravigliosamente tra dramma, commedia, ironia, azione, amore. Non è per tutti! Sicuramente è aiutato da una grande sceneggiatura di Nicola Guaglianone e Menotti, che racconta una bellissima storia in modo convincente presentando anche personaggi belli, umani anche nella bizzarria, tridimensionali, da amare. Questo capita raramente in un superhero movie, visto che spesso ci si concentra più al botto che alle emozioni.
Il cast è ineccepibile: Claudio Santamaria è uno dei più grandi attori italiani e lo dimostra incarnando perfettamente Enzo, un gigante buono con molte sfaccettature. Ilenia Pastorelli, al suo primo film, riesce a tenergli testa interpretando Alessia, un ruolo per niente facile. Una sorpresa visto che la giovane attrice è “conosciuta” solo per aver partecipato al Grande Fratello. Luca Marinelli sta diventando una garanzia e si diverte nei panni del villain con un passato da Buona Domenica che strizza l’occhio,anche troppo, al Joker di Ledger. Meglio non svelare troppo per non togliervi la sorpresa.
Sicuramente “Lo chiamavano Jeeg Robot” è un trionfo sotto ogni punto di vista! Uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, un superhero movie che non perde contro i blockbuster fracassoni americani.
Il cinema italiano è morto? Bitch, please!