Ispirato dal celebre saggio “Fragments d’un discours amoureux” scritto dal semiologo francese Roland Barthes, L’amore secondo Isabelle è il sedicesimo film della regista parigina Claire Denis.
Una carriera tra alti e bassi, passata attraverso i territori della New French Extremity e pellicole come Cannibal Love – Mangiata viva (Trouble Every Day). Autrice raffinata e sfuggente con un’idea di cinema in continuo movimento, la Denis ha mosso i primi passi come assistente di Jacques Rivette. Mai come in questo capitolo della sua carriera si avverte la lezione imparata dal maestro della Nouvelle Vague.
L’amore secondo Isabelle, ma sarebbe molto meglio usare il titolo originale dell’opera “Un beau soleil intérieur”, è strutturato proprio in frammenti come fosse un saggio. Una riflessione complessa e a tratti bislacca ma che risponde alla tesi di Barthes secondo la quale “si ama l’amore più dell’amato stesso”.
Isabelle, interpretata da una splendida Juliette Binoche, appare spesso nuda o con le lacrime agli occhi.
Il suo personaggio si mostra in tutta la sua fragilità e racchiude in sé una vasta gamma di topoi femminili, grossolanamente: moglie, madre e puttana. Solo che Isabelle non è nessuna delle tre cose. Non è moglie, poiché divorziata da un uomo/estraneo (Laurent Grévill) che ancora include nella sua vita sessuale, non è madre poiché la figlia la vediamo fuggire via in auto per pochi frame della pellicola e soprattutto non è puttana.
Isabelle cerca nel sesso ciò che molte persone cercano nel frigo in piena notte. L’amore per Isabelle è irraggiungibile eppur così vicino.
Nella sceneggiatura così bilanciata e volutamente poco coesa, appaiono e svaniscono figure maschili. C’è il ricco e spocchioso Vincent (il regista Xavier Beauvois), il giovane e tormentato attore (Nicolas Duvauchelle) e il fascinoso e irrisolto Sylvain (Paul Blain). Poi sul finale in un’auto troviamo Valeria Bruni Tedeschi e Gérard Depardieu che si sono appena separati. Quest’ultimo nel ruolo di Denis cercherà di interpretare dalle parole e dalle foto di Isabelle, il futuro implorato della donna, prolungando la storia oltre i titoli di coda, fino ad un ultimo consiglio, quello di cercare “bel sole interiore”. Che Nouvelle Vague sia.