La tragedia dell’Aquila, e quella di Amatrice sono ancora nel cuore di tutti gli italiani.
Due disastri naturali che oltre ad essersi portati via case, strutture, e purtroppo troppe troppe persone, hanno anche lasciato vistose cicatrici nel cuore e nella mente di chi è sopravvissuto.
Si perchè chi ce l’ha fatta ha comunque perso molto.
Chi un lavoro, chi la sua attività, e cosa più importante, la speranza.
E’ proprio questa che sembra aver perso uno dei protagonisti del cortometraggio La Buona Terra, scritto e sceneggiato da Viviana Bazzani e diretto da Davide Desiderio.
Stiamo parlando del piccolo Giulio (Davide Perna), che vive con i suoi genitori (interpretati da Claudio Collevecchio e Clarissa Leone) nella Terra D’Abruzzo.
Il giovane ogni giorno è costretto a convivere con le angosce e le paure dei suoi genitori rimasti senza lavoro, e con i suoi punti di riferimento che sembrano vacillare uno ad uno (la scuola, l’oratorio, i suoi amici).
Sarà suo Zio (Piero Montesi) però, tanto attaccato a quella terra martoriata dal sisma ma ancora convinto di un nuovo possibile futuro, ad alimentare in Giulio quella sempre più crescente fiammella di nuova speranza che porterà il ragazzo ad un gesto tanto commovente ed allo stesso tempo tanto forte ed importante.
Nel cortometraggio La Buona Terra, in pochi minuti è possibile capire e comprendere lo stato d’animo dei protagonisti.
E quello di chi quel disastro l’ha vissuto in prima persona, con tutte le difficili conseguenze che comporta rimanere senza certezza alcuna.
Sono le nuove generazioni però quelle che possono ancora cambiare le cose.
Quelle che possono dare a noi ed a loro stessi un futuro diverso.
Spinti magari da chi ha più esperienza di loro ma oramai è stanco di combattere.
Ed allora anche la decisione del piccolo ma già maturo Giulio, ci può far sorridere anche di fronte ad una situazione come questa.
La Buona Terra è stato anche selezionato tra i finalisti dell’Edinburgh Indie Film Festival, cui sono pervenute più di ventimila opere da tutto il mondo.
Nel cast troviamo anche la giovane e promettente attrice Clarissa Leone (Renata in Distretto di Polizia 6).
Da segnalare inoltre la breve ma intensa ed emozionante favola che apre il cortometraggio scritta sempre da Viviana Bazzani nei giorni successivi al terremoto di amatrice, ed intitolata I fratelli Terrè e Moto.
INTERVISTA A VIVIANA BAZZANI
Ciao Viviana, benvenuta da parte di tutto lo staff di JAMovie !
Domanda forse un po’ scontata: quando è nata la tua passione per il cinema?
C’è stato un episodio in particolare, un attore/attrice, un film che ti hanno colpito?
La passione per il cinema è nata quando avevo sette anni, ricordo che stavo passeggiando per il centro di Milano con mio padre, quando vidi un set cinematografico e ne rimasi incantata.
Il film era Milano città violenta.
Nella tua precedente vita sei stata un agente di polizia. Cosa ti porti dietro di quell’esperienza e quanto ciò ti ha aiutato o influenzato nella tua successiva esperienza nel mondo dello spettacolo?
È un lavoro bellissimo se svolto con serietà, umanità e umiltà. Ho avuto la fortuna, nei miei 25 anni svolti sulla volante, di lavorare con colleghi che mi hanno insegnato che dietro gli errori di una persona bisogna conoscere la storia del suo passato per meglio valutare come intervenire e come non causargli ulteriori gravi problemi.
Ho sempre ritenuto il lavoro del poliziotto una vocazione al servizio degli altri e non l’esaltazione di un super eroe.
Nel 2007 hai partecipato alla quinta edizione de L’Isola dei Famosi, la prima edizione con i non famosi. Cosa ti porti ancora dentro di quell’esperienza?
Dell’isola porto il ricordo dei colori e dei profumi di quei luoghi, i momenti di pace lontana dal caos e soprattutto dai mezzi di comunicazione.
Ho cancellato l’ipocrisia dell’uomo e la sua spietatezza quando la fame incombe.
Una volta entrata nel mondo dello spettacolo hai lavorato in diversi ambiti, televisione, cinema e teatro. In un futuro ti vedi in tutti e tre gli ambiti o ce n’è uno che vorresti approfondire di più? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il cinema e la televisione sono le mie grandi passioni.
La tv nel ruolo di opinionista impegnata in diversi salotti televisivi, il cinema nel ruolo di sceneggiatrice.
I futuri progetti: l’uscita nelle sale cinematografiche dal 19 marzo del film Sotto il segno della vittoria con l’attore americano John Savage, Flavio Bucci, io nel ruolo della mamma adottiva del protagonista.
Regia di Modestino Di Nenna.
Ho appena finito di girare un altro cortometraggio Il Regalo dove oltre ad aver scritto la sceneggiatura ho firmato la regia……e poi tanta TV privata in diversi salotti di cronaca nera.
Passiamo al cinema.
Parlaci un po’ di come è nata l’idea di I fratelli Terrè e Moto e del cortometraggio La buona Terra, scritto e sceneggiato da te.
Come ha vissuto la Viviana cittadina d’Abruzzo l’esperienza de L’Aquila nel 2009?
La favola dei fratelli Terrè e Moto è stata scritta il giorno successivo al terremoto di Amatrice. Ho pensato alla paura dei bambini e, quindi, ho cercato di trasformarla in una favola approfittando della loro capacità di immedesimarsi nel mondo dei personaggi surreali e di sdrammatizzare.
La Buona Terra è stata scritta dopo un’attenta analisi sul problema terremoto visto con gli occhi di un bambino dopo anni dall’accaduto.
La certezza di mancate promesse dello Stato Italiano porta i genitori a scelte difficili che, nella disperazione, non mettono più il bambino al primo posto.
Gli adulti pensano che loro hanno una grande capacità di adattamento e di dimenticare….. Purtroppo non è così!!!
In molti dei tuoi lavori i protagonisti sono donne e bambini.
Come mai ti senti molto legata a queste due figure?
I bambini sono il comune denominatore in ogni progetto televisivo e in ogni sceneggiatura cinematografica…questa scelta è dovuta, probabilmente, alla mia infanzia vissuta in un orfanotrofio fino all’età de sei anni e alle storie tristi di maltrattamenti e abusi che dovevo affrontare durante gli interventi e le indagini di polizia.
Sempre rimanendo nel mondo del cinema, con quale attore/regista ti piacerebbe lavorare?
E quale genere preferiresti per una futura interpretazione cinematografica?
Ti vedi meglio davanti o dietro la macchina da presa in futuro?
Quella di attore è una professione che mi regala emozioni bellissime…mi vedo bene sempre nei ruoli comici ma non disdegno i diversi ruoli secondari che mi vengono assegnati, quasi sempre avvocato, dottoressa, insegnante.
La cosa buffa è che nessun regista mi ha mai fatto recitare nel ruolo di poliziotta …peccato!!
Hai ricevuto due premi molto importanti legati al mondo della cultura, il Premio Internazionale D’Angiò e il Premio Internazionale Cartagine.
Parlaci un po’ meglio dei due premi.Qual è stato il tuo primo pensiero successivo ai due riconoscimenti?
I due premi internazionali mi sono stati riconosciuti x il mio impegno televisivo e cinematografico nel far emergere il mondo pulito, attento e puro dei bambini.
In quale aspetto ti senti forte nella recitazione?
In quale invece credi di dover ancora lavorare?
Come dicevo prima, i ruoli comici li adoro e poi la mia capacità di espressività facciale mi è di grande aiuto.
Come giudichi l’attuale situazione del cinema italiano?
Dovessi fare una diagnosi scriverei che il cinema italiano è in coma farmacologico e si sveglierà il giorno in cui le raccomandazioni per attingere a fondi economici o per avere un ruolo verranno debellate.
Cosa ti rende felice oggi?
Sono felice perché ho la fortuna di fare il lavoro che amo pur non arricchendomi…anzi!!!
INTERVISTA A CLARISSA LEONE
Ciao Clarissa, benvenuta da parte di tutto lo staff di JAMovie !
Domanda forse un po’ scontata: quando e come nasce la tua passione per il cinema? C’è stato un episodio in particolare, un attore/attrice, un film che ti hanno colpito?
Grazie a Voi per l’invito.
Sono sempre stata attratta da tutto ciò che riguarda lo spettacolo.
Sin dalla più tenera età, con la mia famiglia, seguivo gli show televisivi con grande interesse sognando di arrivare anch’io un giorno su un palco importante.
Parlaci un po’ di te, di come sei, e di quello che ti piace.
Amo le cose semplici e sono anche abbastanza pigra.
Davanti alla scelta di una serata mondana o pizza e film a casa, scelgo la seconda.
Per quanto il mio lavoro ruoti intorno all’apparire riemerge sempre quel mio lato di discrezione che mi guida spesso verso una pacata e serena quotidianità.
Ti sei trasferita da giovanissima per cominciare la tua carriera di attrice e negli anni ti sei poi spostata di nuovo.
Quanti ti è servito questo per crescere come donna più che come attrice?
Cosa consiglieresti ad una adolescente che oggi vorrebbe fare il tuo stesso percorso?
È proprio così, a soli diciannove anni ho lasciato l’Abruzzo per muovere i primi passi nel mondo della recitazione, prima a Milano studiando al Centro Teatro Attivo e poi a Roma dal maestro Enzo Garinei.
Ciò che sento di consigliare a chi desidera tentare la strada dello spettacolo è come sempre di impegnarsi nello studio.
Alla base di qualsiasi successo ci sono sempre dietro tanto studio e sacrificio.
Hai debuttato giovanissima nel film La casa di Sale di Alessandro Nico Savino e Simona Piattella.
Ricordi ancora le tue emozioni per quell’esordio?
Parlaci di come ti sentivi in quel debutto.
Ricordo di aver partecipato al mio primo provino video proprio in quell’occasione ed ero emozionatissima.
Sebbene temessi di non averlo superato, dopo qualche giorno mi confermarono di essere stata scelta nel ruolo di un’arredatrice di interni.
Un ruolo divertente che ricordo con gran piacere.
Hai avuto esperienza anche nel mondo del Teatro.
Quanto e cosa di questa disciplina ti sei poi portata dietro per le tue interpretazioni in cortometraggi e film?
La mia formazione teatrale è stata la base del mio lavoro di attrice. Una delle meraviglie del teatro è quella di vivere, oltre al tuo personaggio, anche il respiro del pubblico.
Ti senti parte di una totalità che va oltre la tua performance e questo, nel tempo, ti permette di acquisire una maggiore sicurezza nell’interpretazione di un personaggio, anche cinematografico o televisivo, sebbene ci siano differenze sostanziali rispetto alla recitazione teatrale.
Pur essendo giovanissima hai già lavorato sia nel mondo del cinema, della TV, che del Teatro.
Quali differenze hai riscontrato in questi tre approcci alla recitazione?
Ci sono indubbiamente delle intersezioni tra loro, ma anche delle profonde differenze. Prima fra tutte la mimica facciale e la gestualità che a teatro devono essere enfatizzate per consentire anche agli spettatori più distanti di percepire l’essenza del personaggio, mentre per il cinema bastano espressioni appena accennate che sono evidenti con un primo piano.
Oltre poi a differenze tecniche e di pubblico che, nel caso del teatro è fisicamente presente, ci sono poi aspetti diversi che riguardano la recitazione stessa: nel teatro è live, è continua, non ammette errori, ma solo valide improvvisazioni, nel cinema, ma anche in televisione, la recitazione è fatta di pause e di riprese e le scene possono essere girate anche in ordine sparso.
Hanno tutte il loro grado di difficoltà, ma anche il loro grande fascino.
Parlando del mondo della TV, ricordiamo tutti il tuo ruolo di Renata nella fiction Distretto di Polizia 6.
Raccontaci di com’è nato il tuo coinvolgimento nel progetto.
Com’è stato lavorare a fianco di attori come Ricky Memphis, Giorgio Tirabassi, Giulia Bevilacqua e Francesca Inaudi? Ricordi qualche episodio divertente avvenuto durante le riprese?
Devo ringraziare l’amico e collega Marco Marzocca che mi presentò il regista Antonello Grimaldi.
Superai il provino e dopo poco ero sul set nel ruolo di una criminale, Renata. Un’esperienza molto importante per la mia carriera.
L’ambiente era molto professionale, ma al tempo stesso anche molto familiare, come se ci conoscessimo tutti già da tempo e questo mi ha fatta sentire molto a mio agio.
Con Troppo tempo per pensare hai ricevuto il premio come miglior attrice non protagonista al 10° Nettuno Film Festival.
Raccontaci le emozioni che hai provato quando hai vinto il premio e parlaci dell’opera e del tuo personaggio.
È stata una grande emozione portare a casa un premio così importante.
Il corto ha ricevuto moltissimi riconoscimenti nei vari concorsi nazionali sia per il soggetto sia per la sceneggiatura.
In questo corto ho interpretato il ruolo di un’addetta alla selezione del personale di un’azienda un po’ sopra le righe, ma molto brillante che mi ha permesso di vincere questo riconoscimento a me tanto caro.
Con quale attore/regista ti piacerebbe lavorare nel mondo del cinema? Quale genere preferiresti per una futura interpretazione cinematografica?
In alcune interviste ho parlato di Quentin Tarantino e riconfermo questa mia predilezione. Sono davvero innamorata di questo regista e adoro tutti i suoi film.
Per le mie interpretazioni non posso dire di preferire un genere piuttosto che un altro. Amo sperimentare a 360 gradi, cimentarmi in ruoli molto differenti che rappresentano anche una crescita personale.
In quale aspetto ti senti forte nella recitazione?
In quale invece credi di dover ancora lavorare?
Avendo interpretato spesso ruoli drammatici credo di poter dare molto in questo senso, ma non mi spaventa lavorare anche su personaggi più leggeri e magari in ruoli più brillanti.
Come giudichi l’attuale situazione del cinema italiano?
Il cinema italiano ha vissuto momenti di grande splendore e momenti di crisi.
Sicuramente la situazione attuale non è rosea, considerando anche la flessione delle presenze nelle sale e dunque degli incassi.
Nel contempo le risorse sono limitate e le produzioni italiane soffrono i grandi prodotti internazionali.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono da poco rientrata dagli Stati Uniti dove sono nate delle nuove collaborazioni.
Spero di poter lavorare presto anche oltre oceano.
Cosa ti rende felice oggi?
Oltre alle soddisfazioni professionali la mia più grande gioia è aver costruito una bellissima famiglia e vedere crescere mio figlio sempre sorridente è un traguardo che mi rende davvero felice.