Lo staff di JAMovie oggi incontra Elisa Zanotto, giovane promessa del panorama cinematografico italiano, che ha già preso parte a molti cortometraggi ed è stata una elle protagoniste del film di Alex Infascelli “Nel nome del male“.
1) Domanda scontata forse ma non troppo: quando e come nasce la tua passione per il cinema? C’è stato un episodio in particolare, un attore/attrice, un film che ti hanno colpito?
I miei genitori hanno sempre guardato tantissimi film. Mia madre soprattutto. Film la sera, il pomeriggio, a Natale, in estate. Ad Aosta c’è questa rassegna culturale, la Saison culturelle. Il martedì e il mercoledì proiettano due film. Io e mia madre li guardavamo nella stessa giornata, uno dopo l’altro. E che film! In casa mia non erano molto apprezzati i colossal, le “americanate”, anche se devo dire che ricordo con tenerezza certi film leggeri anni ’80 e ’90 che mia mamma guardava quando stirava: Mystic Pizza, Giovani carini e disoccupati, Sirene, per citarne qualcuno.
Non c’è stato un episodio in particolare, un attore o un film: ce ne sono stati tantissimi.
2)Cominci il tuo percorso da artista nel mondo del teatro. Cosa ti sei portata nel cinema di quella esperienza? Cosa e come consiglieresti a coloro che oggi si avvicinano al mondo del teatro? Qual è il personaggio o l’opera a cui ti senti più legata.
Comincio nel mondo del teatro, ma non è amore a prima vista, come attrice. Mi veniva imposto uno stile nel quale non mi sentivo a mio agio, mi sentivo negatissima. Davanti alla camera mi sono trovata subito bene, invece. In seguito sono tornata in teatro. Portandomi da un ambiente all’altra qualcosa.
Del video la naturalezza, la freschezza, i dettagli, le sfumature.
Del teatro la precisione, la centralità del corpo nella sua interezza, la possibilità di usarlo in ogni sua parte per esprimere un sentimento o un atteggiamento, la dedizione, la passione.
Onestamente non mi sento nella posizione di consigliare niente a nessuno, anzi, accetto consigli.
Un personaggio? Souvenir. E’ uno dei personaggi di Apnea, iccole inter zioni quotid, una produzione Palinodie, la compagnia della Valle d’Aosta di cui faccio parte. Sarà che è contemporaneo, che è stato scritto per me da Verdiana Vono, che è stata creata in concomitanza con le prove, o che ha la mia età, e molte incertezze e fragilità che ho anch’io. E poi ha due monologhi bellissimi, dei flussi di coscienza ricchi di immagini, sensazioni, emozioni.
3)Nonostante la tua giovane età ti sei già cimentata in varie esperienze nel mondo del Teatro e della Tv. Quali sono le differenze che hai notato di più tra questi tre ambiti.
Mah, onestamente non saprei come rispondere. Non ho così tanta esperienza, in fin dei conti, e per quel poco che ho visto, non ci sono due produzioni che si assomiglino nemmeno nello stesso ambito.
4) Parliamo di cinema. Hai già preso parte anche in ruoli da protagonista a parecchi cortometraggi. Nel 2013 hai ricevuto anche una menzione speciale come miglior attrice al Festival “100 Ore” di Torino. Qual è stata la prima cosa che hai pensato una volta vinto il premio?
Ho pensato “Oddio ma si parla di me! Ora mi toccherà salire sul palco. Speriamo che non mi chiedano nulla e che sia sufficiente sorridere e stringere la mano alla giuria”.
5) Il 2015 è stato un anno che ti ha vista protagonista di molti cortometraggi, qual è stato quello in cui hai dovuto impegnarti maggiormente e quello in cui invece ti sei trovata subito in sintonia?
I cortometraggi, proprio per la loro brevità, spesso non vanno in profondità nella costruzione dei personaggi. E’ difficile che capiti di scavare a fondo nei loro drammi e nella loro psicologia. Talvolta i personaggi, per non dilungare troppo la narrazione, sono abbozzati, o stereotipati. Mi è capitato, per assurdo, di approfondire maggiormente un personaggio proprio per il cortometraggio della durata più breve che mi sia capitato (e quello in cui mi avete notata e per cui mi avete contatta): “Giulia”, scritto e diretto da Carlo Perassi. Sebbene raccontato con garbo e delicatezza, il cambiamento interiore di Giulia è radicale.
In questo caso il personaggio era stato pensato per me e dunque scritto (e riscritto: ci sono state diverse stesure) su misura. Questo mi ha sicuramente aiutata. Carlo, poi, è meticoloso nella direzione degli attori, per cui ho potuto contare costantemente sul suo aiuto.
6) Pensi di voler proseguire in futuro a portare avanti cinema e teatro, o ti vedi maggiormente solo in uno di questi due settori?
Assolutamente entrambi! Pensavo di trovarmi meglio davanti alla telecamera, per il tipo di recitazione richiesto, ma grazie a Palinodie (la compagnia teatrale valdostana della quale faccio parte da poco) ho scoperto il piacere del palco.
7) Dacci una tua opinione sulla salute del cinema italiano attuale e l’ultimo bel film di casa nostra che hai molto apprezzato.
Da spettatrice, posso dire che mi sembra che stia tornando a stare bene. Forse manca un po’ di coraggio da parte dei produttori, ci si ripete spesso che “in Italia certe cose non funzionano”. Non capirò mai bene il significato di questa frase. Credo che l’Italia sia il paese esterofilo per eccellenza, se un prodotto estero funziona bene in Italia perché non dovrebbe funzionare anche un prodotto nostrano che abbia lo stesso linguaggio (o gli stessi temi ecc ecc)? Non parlo semplicemente di importare un format traducendolo, ovviamente.
Sarebbe bello se si cominciasse a dare spazio a progetti freschi, creativi. Potrà sembrare un azzardo, ma nella vita, per avere successo, ci vuole un po’ di intraprendenza secondo me. Pensate a “Jeeg Robot” (che, non a caso, aveva trovato molte difficoltà nell’essere finanziato).
L’ultimo film di casa nostra che ho apprezzato? Non ricordo più se ho visto per ultimo “Veloce come il vento” di Rovere o “Fiore” di Giovannesi, mi sono piaciuti molto entrambi. Ah no, ecco. L’ultimo film italiano che ho visto e amato è stato “Questi giorni”, di Piccioni. Mi sono persa “Indivisibili” di De Angelis (lo voglio assolutamente recuperare perché persone di fiducia mi hanno detto che è bellissimo), il documentario “Robinù” di Santoro e “Il più grande sogno” di Vannucci (tra prove di teatro, Natale ecc ecc mi sono persa parecchie cose). Non rientra tra gli ultimi film che ho visto, ma secondo me merita molto “Pecore in erba” di Caviglia.
Infine spezzo una lancia a favore della Tv: Sky sta producendo delle serie bellissime: pensate a “1992”, “Gomorra”, “Romanzo Criminale”. Ma anche la Rai con “Non uccidere” e “Rocco Schiavone”.
8) Con quale attore e regista ti piacerebbe lavorare un giorno?
Vuoi la lista completa? Ti dico solo che ha un inizio ma non finisce mai (risata).
In generale, comprende registi nostrani, stranieri, affermati, assolutamente sconosciuti ai più, registi di cortometraggi e registi di documentari che sarebbe bello passassero al genere fiction.
9) Cosa vuoi dire ai giovani che oggi si avvicinano al mondo della recitazione, in particolar modo al cinema? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Non sono nella posizione per poter dire nulla a nessuno. Anzi: accetto consigli.
I miei prossimi obiettivi: continuare a fare teatro, cominciare a fare cinema. Possibilmente bei progetti, ma poi boh, la gavetta è quella fase in cui si accetta quel che passa il convento no?!
10) Chi è Elisa Zanotto nella vita di tutti giorni? Cosa ti rende felice oggi?
Argh che domanda impegnativa. Nella vita di tutti i giorni sono perennemente di corsa tra una cosa e l’altra, mi ripeto spesso che avrei bisogno di una pausa, ma poi appena ce l’ho ne approfitto per viaggiare.
Cosa mi rende felice? Al di là di tutte le piccole e grandi cose che mi rendono felice, devo dire che la cosa che mi condiziona di più è la luce.
Mi spiego meglio. Sono meteoropatica: il meteo influenza il mio umore. Nelle giornate di sole mi sento radiosa. Quindi quale città migliore di Roma per me? Ci sarà il traffico, Atac che non funziona, lo stress… ma la qualità della mia vita è migliorata da quando vivo qui. Il sole mi fa fare le fusa come i gatti.