Home Rubriche InstaCult Io Confesso, di Alfred Hitchcock (1953)

Io Confesso, di Alfred Hitchcock (1953)

Nel segreto del confessionale il sagrestano Otto Keller (O.E. Hasse) confida a padre Logan (Montgomery Clift) di aver ucciso un uomo nel cui appartamento era penetrato per rubare, contando sul segreto della confessione.

L’indomani quando il prete va a casa dell’avvocato Villette per un appuntamento, trova la polizia e una piccola folla di curiosi tra cui c’è anche una donna (Anne Baxter) che Logan sembra conoscere bene.
L’uomo ucciso è proprio Villette ma Logan non può rivelare all’ispettore Larrue (Karl Malden) il nome dell’assassino e neanche tutto ciò che sa del losco avvocato, facendo nascere su di lui i primi sospetti.
Infatti due bambine dichiarano di aver visto un prete uscire dalla casa di Villette la sera dell’omicidio.
La donna con cui Logan parla, moglie del procuratore Grandford, cerca di scagionarlo quando i sospetti sul suo conto crescono, raccontando che prima della guerra erano stati fidanzati in procinto di sposarsi, ma poi, credendolo morto al fronte aveva sposato Grandford.

Quando Logan era tornato a casa i due avevano avuto un ultimo incontro d’amore prima della definitiva separazione, ma Villette li aveva sorpresi e da allora li aveva ricattati.
Logan si lascia accusare senza venir meno alla segretezza del sacramento fino al processo.
Ma la giuria, inaspettatamente, emette un verdetto di non colpevolezza che fa inferocire la folla.

Vedendo il sacerdote schernito, spintonato e messo alla gogna, la moglie di Keller schiacciata dal rimorso, accusa pubblicamente il marito come il vero assassino e lui la uccide con un colpo di pistola.
Braccato Keller si rifugia in un albergo, il sacerdote lo affronta pregandolo di arrendersi ma prima che uccida ancora viene colpito dalla polizia e muore tra le sue braccia dopo aver chiesto perdono.

Il film, girato in esterni nella suggestiva città neogotica di Quebec sembra un ultimo omaggio allo stile espressionista di Hitchcock, in cui la luce e le ombre sono funzionali alla psicologia dei personaggi e al clima della narrazione.
Poco amato dal regista Io confesso torna sul tema della colpa e come in altre sue opere, rivela fin dall’inizio l’identità dell’assassino senza che il meccanismo della suspense ne risenta.

 

Secondo Hitch, critico severo verso se stesso, il film manca di ironia e sottolineava negativamente due errori:
1) perché Keller si era vestito da prete andando a rubare in casa di Villette?;
2) una casualità eccessiva nella vicenda per cui la vittima era, guarda caso, anche il ricattatore di Logan.
Montgomery Clift da attore coscienzioso vestì realmente la tonaca e fu ospite per diversi giorni in una canonica di Quebec condividendo la quotidianità con gli altri preti.
Di grande suggestione il B&N della fotografia di Robert Burks abituale collaboratore di Hitchcock.

Articolo di Gigi De Grossi