Il panorama cinematografico indipendente del Bel Paese è ricco non solo di ottimi registi ma anche di attori ed attrici che meriterebbero senza dubbio molta più attenzione. Un esempio di ciò è incarnato dalla bellissima attrice Mariangela Di Paolo, che abbiamo avuto il piacere di intervistare. Un’artista a 360° il cui curriculum farebbe impallidire moltissimi grandi nomi del cinema italiano, grazie alla sua mostruosa formazione accademica, che annovera numerosissimi corsi di canto, danza, recitazione e doppiaggio in giro per tutt’Italia, e alla sua prolifica carriera da attrice teatrale, che la ha portata anche a lavorare in televisione e a recitare anche in cortometraggi e lungometraggi indipendenti.
Innanzitutto, io e lo staff di Jamovie tutto vogliamo ringraziarti per averci concesso questa intervista. Per rompere il ghiaccio, partirei con la più banale delle domande: cosa ti ha spinta ad intraprendere la carriera di attrice? E cosa, in seguito, ad avvicinarti alla regia?
Tutto è nato spontaneamente quando ero giovane: all’età di tre anni, infatti, ho iniziato a frequentare un corso di danza, a diciassette sono entrata nel coro parrocchiale del mio paese, esperienza che mi ha avvicinata anche al canto, e la mia prima esperienza da attrice è stata una recita scolastica. A partire da ciò, tutto si è evoluto spontaneamente grazie al bisogno di esprimermi che sentivo. Durante gli anni dell’università, la mia curiosità mi ha spinta a frequentare corsi di recitazione professionali e, dopo un percorso attoriale al CUT (Centro Universitario Teatrale) di Perugia, un percorso sperimentale e di ricerca, ho compreso la bellezza e l’effetto catartico che scaturiscono dalla realizzazione di un progetto personale: così, mi sono avvicinata al mondo della regia.
Dallo showreel e da tutto ciò che sono riuscito a vedere su di te, ho notato che presti particolare attenzione all’uso degli occhi e delle mani: è un’attenzione “istintiva” o frutto di uno studio sul personaggio?
Alla base di ogni mestiere è fondamentale una preparazione tecnica. Nel mio caso, l’ho ottenuta grazie al mio lungo percorso di formazione, che mi ha portata a studiare la realtà, il comportamento dell’essere umano, così da arricchire i miei personaggi: la quotidianità è un’ottima palestra, l’osservazione delle persone e delle esperienze personali sono fondamentali per dare un senso di verità al personaggio.
Il tuo curriculum parla chiaro: la tua formazione è veramente invidiabile. Diplomi e perfezionamenti in ambito teatrale, scuole di danza, di canto, di doppiaggio. Puro eclettismo artistico o c’è una ragione più profonda o personale che ti ha spinta a studiare in così tanti ambiti dello spettacolo?
Il mondo interiore mi ha sempre affascinata. Ciò che l’uomo è di dentro è uno dei miei principali interessi e, infatti, mi sono laureata in psicologia, con un master in teatroterapia. Questo mio interesse si traduce anche in ambito artistico: per me, un attore deve conoscere in profondità diversi aspetti artistici per rispecchiare la realtà e l’essenza dell’essere umano nei propri personaggi. Inoltre, una buona preparazione tecnica è indispensabile per poter ottenere degli ottimi risultati in quest’ambito.
La tua carriera artistica si è svolta principalmente sui palchi teatrali e, nel tuo curriculum, vedo numerose opere fondamentali del teatro nelle quali hai recitato, come Le Troiane di Euripide e La Locandiera di Goldoni. Qual è stato lo spettacolo che più ti ha divertita realizzare e il personaggio teatrale che hai interpretato al quale sei più legata? E perché?
Il ruolo di Mirandolina ne “La locandiera” di Coldoni mi ha dato molto e mi ha divertita parecchio, tuttavia la commedia brillante “Assemblea di condominio” di Gerard Darier, nella quale ho interpretato il ruolo della signora Zampelli, è quella che più mi ha arricchita, poiché questo personaggio mi ha fatto scoprire un lato comico di me stessa che per anni ho ignorato.
Per quanto riguarda, invece, la tua carriera davanti alla macchina da presa, sia in ambito televisivo che cinematografico, c’è una serie, un film o un corto al quale sei particolarmente legata?
Sicuramente devo molto a Amore criminale della regista Matilde D’Errico, che mi ha permesso di farmi conoscere in ambito televisivo. Sono anche molto legata al cortometraggio Vanilla di Rossella Inglese, opera che ha partecipato a diversi concorsi molto importanti, tra i quali il Festival del Cinema di Venezia 2016, il Phi Center di Montreal e la Mostra de Cinema Italia de Barcelona.
Dal punto di vista di attrice, cosa pensi del cinema italiano contemporaneo? Sempre più film lasciano spazio o a chi attore non è o a chi ha scarse doti recitative: un esempio che mi viene in mente è “Un Natale al Sud”, in cui ci sono due ragazzi diventati famosi su Youtube ad occupare ruoli importanti ma ci sono anche moltissimi “attori” e “attrici” che hanno fatto carriera senza avere particolari qualità artistiche. Qual è la sensazione che prova un’attrice che ha una formazione di tutto rispetto?
Vorrei evitare di esprimermi al riguardo, sebbene sia ben consapevole del fatto che l’Italia non sappia valorizzare il talento artistico e che questo sia un Paese in cui è assai difficile portare a termine un progetto come può essere, per esempio, la realizzazione di un film o di uno spettacolo. Questo è un mestiere assai precario, soprattutto se, come me, non si hanno conoscenze particolari e raccomandazioni: può capitare di fare una posa in televisione, di girare una scena e poi passare mesi e mesi a casa, nella spasmodica attesa di ottenere un altro piccolo ruolo. I nostri talenti non vengono valorizzati e la triste situazione economica del nostro Paese fa sì che gli investimenti per l’arte siano sempre meno. Fortunatamente, non ho mai perso di vista la quotidianità e, proprio per questo, sono sempre attiva anche in altri ambiti, come il sociale e la scuola.
Hai da poco fatto il tuo debutto dietro la macchina da presa con il cortometraggio “Sospesa tra i numeri”, di cui hai anche curato la sceneggiatura e in cui reciti. Cosa ci puoi dire sulla tua opera prima come regista?
Organizzare e realizzare un cortometraggio mi ha aperto gli occhi circa il mostruoso lavoro che richiede la produzione di un film e, in generale, di un prodotto artistico. Sicuramente, è stata un’importantissima lezione per i miei progetti futuri.
Quali sono le tue principali fonti di ispirazione per quanto riguarda la recitazione? E quali per la regia?
Kate Winslet è la mia musa ispiratrice, spesso mi hanno attribuito anche una certa somiglianza fisica con lei. Anche Meryl Streep è un’attrice che adoro, così come apprezzo moltissimo, in ambito italiano, Marghrita Buy e Monica Vitti. Tra i registi, i due che più mi affascinano sono Woody Allen e François Truffaut.
Molti dei nostri lettori sono interessati ad una carriera nell’ambito dello spettacolo. Quali sono i consigli che daresti loro?
Sognate. Abbiate sogni e inseguiteli con decisione, non smettete mai di crederci, perché i sogni sono il sale della vita. Ma non perdete di vista la quotidianità.
Prima hai accennato a progetti futuri: puoi dirci qualcosa a questo proposito?
Nella mia mente ho moltissimi progetti che voglio realizzare ma non posso ancora anticipare nulla. Sappiate solo che ho in cantiere un nuovo cortometraggio.
Giunta a questo punto della tua carriera, hai ancora qualche sogno artistico irrealizzato? Se sì, quale?
Lavorare in produzioni estere sarebbe fantastico, un ulteriore, importantissimo tassello da aggiungere al mio curriculum. E vorrei anche realizzare uno spazio in cui chiunque possa dar sfogo alle proprie emozioni.
Una donna decisa, determinata e con le idee ben chiare. Una donna come poche ne esistono, qui in Italia. Un enorme ringraziamento a Mariangela Di Paolo, alla quale tutto Jamovie augura un in bocca al lupo.