Oggi lo staff di JAMovie incontra Michael Segal, attore e regista del panorama indipendente che conta già al suo attivo 55 produzioni nel mondo del cinema indie italiano e non ed anche autore del romanzo “In Articulo Mortis“.
1) Domanda scontata forse ma non troppo: quando e come nasce la tua passione per il cinema? C’è stato un episodio in particolare, un attore/attrice, un film che ti hanno colpito?
Molti di noi sono vittime inconsapevoli dello Star-system… fama, successo, notorietà, denaro… cercare di attirare l’attenzione in ogni modo possibile e i social networks hanno creato dei veri e propri fenomeni generazionali… le dirette su FB, gli youtubers e milioni di ragazze che sono diventate improvvisamente modelle, per altrettanti milioni di fotografi, professionali o meno, in cerca di “like“, nella ricerca di un consenso che appaghi il proprio ego, che faccia sentire speciali anche se proveniente da un pubblico discutibile. Il cinema è visto troppo spesso come un mezzo per raggiungere un secondo fine. Moltissimi credono che sia facile recitare, che non ci vogliano qualità particolari o studi, ma solamente un bel faccino e purtroppo, ciò che vediamo in TV o al cinema quotidianamente (soprattutto in Italia) ci conferma questa ipotesi.
La mia passione nasce esattamente nel 1980, quando un bambino vide “Artisti e Modelle” con Jerry Lewis e Dean Martin, al termine del quale decise che nella vita voleva far divertire la gente, voleva farla ridere come Jerry aveva fatto con lui. Io amo recitare, è una sfida continua, mi sento bene quando sono su un set, bene come in nessun altro luogo al mondo e non lo faccio per avere un paio di “mi piace” su Facebook. Recitare, per me, è la cosa più altruistica che possa esistere.
Quasi tutto il mondo è stato strutturato per nutrire e sostentare fisicamente la sua popolazione. Campi coltivati, allevamenti, medicina… Gli artisti nutrono la mente e lo spirito e non chiedono nulla in cambio. Il denaro ed il successo sono un effetto collaterale, che spessissimo non deriva dalla nostra volontà, ma in gran parte dalla casualità ed in minima parte dal talento e dalla bravura. Quando però alla casualità si unisce una preparazione attenta, un talento evidente ed una bravura palese, si creano quei fenomeni che chiamiamo “Stelle del Cinema“. Scusate la lunga digressione… Il cinema è anche e soprattutto un business e imprenditori opulenti e molto bravi, creano prodotti (attori) da vendere alle masse…
2) Cominci il tuo percorso da artista nel mondo del teatro. Cosa ti sei portato nel cinema di quella esperienza? Cosa e come consiglieresti a coloro che oggi si avvicinano al mondo del teatro?
Si ho studiato due anni teatro insieme ad un insegnante diplomato al celeberrimo Actor’s Studio ed ero molto giovane ed in me bruciava il sacro fuoco dell’arte. Il teatro è un mondo completamente diverso da quello cinematografico, con tempi e modalità talmente dissimili da non poter essere affatto paragonati. Sono veramente due cose molto diverse e separate. E’ comunque l’approccio alla recitazione che ogni attore dovrebbe avere per molti motivi: il rapporto con il pubblico, la memoria, la consapevolezza del proprio corpo in scena ed è molto diffuso ed economico, perciò alla portata di tutti. Se si vuole fare cinema però, sconsiglio di rimanere troppo su un palcoscenico, altrimenti la recitazione potrebbe prendere uno stile del tutto innaturale per la macchina da presa. Non tutti gli attori desiderano fare cinema, tuttavia.
3) Vivi in Italia, hai origini israeliane e per un periodo hai vissuto negli Stati Uniti. Quali sono le differenze e le analogie che hai riscontrato in queste tre culture?
Ho vissuto sia in America che in Israele e vivo in Italia da tanti anni e per motivi che ora non sto ad elencare, non credo di poter lasciare questo paese tanto presto. Israele è un paese pazzesco. Grande come l’Emilia Romagna e con ogni tipo di paesaggio, dal mare alla montagna e al deserto. La gente laggiù è talmente preparata, che è difficile credere che il paese mostrato nei TG italiani posa esistere davvero. Dopotutto se vengono mostrate solamente strade sterrate e militari, ammetto sia difficile pensare che Israele sia uno degli stati più moderni del mondo…
Ogni persona che esce dall’università conosce minimo 3 lingue perfettamente ed è la sede internazionale di compagnie mondiali tra le più avanzate di tutto il pianeta. La gente è incredibilmente efficiente ed il fervore artistico e sociale che si respira, ricorda tantissimo New York e Miami. In due parole, è un luogo davvero molto bello, ricco di storia e tecnologicamente avanzatissimo, con gente di tutto il mondo e culture diverse, mischiate tra loro, ma senza dimenticare mai le proprie origini. La meritocrazia funziona, per quello tutti si danno da fare per eccellere. Se ti rimbocchi le maniche sei utile alla società, non esistono raccomandati o corruzione, perchè non ce lo si può permettere.
Alcuni aspetti sono simili negli USA, almeno nelle città dove ho vissuto oppure dove sono stato per mesi: Los Angeles, New York e Detroit. L’america è troppo grande per generalizzare, ma anche laggiù la meritocrazia è il motore di tutto ed arriva ad essere spietata. Le cose funzionano molto bene, ma difficilmente se qualcuno cade lungo il tragitto, troverà chi lo aiuta a rialzarsi. Poi c’è l’Italia… io amo questo paese e sono molto arrabbiato con esso. E’ il peggior spreco che abbia mai visto. Un territorio incantevole, ricco, poetico, abitato da persone incredibilmente talentuose, estrose ed intelligenti… è inverosimile che non sia il punto di riferimento di tutto il pianeta per ogni cosa… è triste… E’ come essere al volante di una Ferrari e non arrivare all’acceleratore.
4) Tra le tante cose che hai fatto ci sono anche le arti marziali. Tralasciando tutti i vantaggi fisici di una tale attività, quanto e come questa disciplina ti ha aiutato a livello mentale, anche e soprattutto nel mondo del cinema?
Ho fatto molti sport da combattimento e arti marziali e anche sport di squadra e ritengo che tutti siano stati importanti. Lo sport individuale ti fa credere in te stesso e quello di squadra ti fa collaborare e sapere che non sei solo quando si lavora per un obiettivo comune. Le arti marziali mi hanno reso una persona molto paziente e riflessiva, mi hanno conferito un portamento che non possedevo e mi hanno insegnato a non sottovalutare mai nessuna sfida. Nel cinema queste cose si vedono.
E’ molto importante conoscere i propri limiti e le proprie capacità, perchè davanti alla telecamera, non essere credibili è un attimo. Ho fatto per 18 anni la guardia del corpo e oltre ad aver imparato a combattere e a difendermi, sono a mio agio con le armi da fuoco, con l’attrezzatura subacquea, con lo snowboard, con le barche, con il paracadute, nel free climbing, in moto ed in auto con i corsi di guida offensiva e difensiva. Ogni cosa che si impara e si sa fare, nel cinema si vede. Per tutto il resto ci sono le controfigure!
5) Veniamo al cinema. Hai preso parte a molti lavori del panorama indipendente, corti e lungometraggi. Qual è il lavoro a cui ti senti più legato?
Non posso rispondere a questa domanda per non fare un torto ad alcun regista con cui ho lavorato. Ho interpretato ad oggi, 55 personaggi diversi, che vivono tutti dentro di me e ad alcuni di loro sono molto legato perchè ho tifato per loro, mi sono dispiaciuto per loro, ho sofferto con loro e gli ho voluto bene. Pietro di “Color from the Dark”, Ischidos di “Nuraghes”, Colin di “The Reaping”, Mike di “Dark Blue”, il tenente Salgari di “The beyond”, Marco di “Nympha” e l’imperatore di “The choice” ma l’elenco è lungo.
6) Sei un veterano del panorama indie oramai. Come giudichi la situazione di questo settore, a livello italiano? E il cinema italiano, a tuo parere, di che salute gode attualmente?
Veterano è un aggettivo che mi piace poco… mi sa di “vecchio”… haha… L’indipendente italiano è pressochè inesistente. Non ha mercato se non all’estero e anche all’estero abbiamo l’ostacolo della lingua inglese. Non sono rose e fiori ed il fatto è che quasi non esistono produzioni e quello che chiamiamo impropriamente cinema Indipendente, spesso è diffuso solamente su Youtube, chi ci lavora non viene pagato e troppo spesso rappresenta investimenti a perdere, in termini di tempo, denaro e sacrifici.
Per fare cinema ci vogliono soldi, c’è poco da fare e la certezza di recuperare le spese e realizzare un utile sono esigue, anche a causa del fenomeno della pirateria digitale, che può letteralmente mandare a gambe all’aria qualsiasi progetto. La distribuzione, in seconda battuta, gioca un ruolo fondamentale…E’ la distribuzione che decide come far uscire il vostro film, se solo in DVD o i VOD o al cinema, in quante sale e per quanti giorni…
La differenza tra un prodotto indipendente ed uno amatoriale sta proprio negli improvvisati e nell’assenza di budget. La qualità, ahimè, si vede tantissimo. Per fare un film ci vogliono tante persone. Tante davvero. Ogni settore dovrebbe essere ricoperto da professionisti e non da improvvisati, con studi alle spalle o esperienza da vendere. Quando non è così nascono prodotti fatti con pochi euro, che valgono esattamente quanto sono stati pagati e si vede. Si vede tantissimo. Le idee ci sono, ma realizzarle è un altro paio di maniche ragazzi. Finchè non si arriva a lavorare con un budget decente, con attrezzature adeguate, con una troupe capace e con attori non improvvisati (tutte cose che costano), si può dire tranquillamente che si sta giocando, perchè il cinema indipendente non è fatto per essere lanciato sui social o su Youtube senza fini di lucro.
E’ un business e ci si può sentire artisti finchè si vuole, ma alla fine del mese si fanno comunque i conti.
I film costano letteralmente MILIONI di euro. Ho fatto molti prodotti, costati dai 200 ai 1.000 euro. Comprendete la differenza? Il cinema indipendente segue lo stesso iter del cinema tradizionale ma qui in italia non c’è. In USA per esempio, al cinema fanno rassegne di indipendenti, oppure sono in programmazione come gli altri film dei fratelli maggiori, hanno un pubblico pagante e addirittura chi li compra in DVD o Blu Ray. In america si parla di cinema indipendente se il film è costato meno di 5 milioni di dollari…
7) Con il cortometraggio “Dark Blue” sei approdato anche in cabina di regia. Raccontaci qualcosa di più di questo nuovo ruolo.
Dark Blue è appunto un esempio di quello che ho appena detto. Normalmente chi si cimenta nel suo primo prodotto video, lo fa con una storia semplice, girata in un bosco oppure in una singola location come una casa. Ho girato un cortometraggio che lascia tutto aperto sul finale, perchè non avevo i soldi per fare un lungometraggio fatto bene, così ho tentato di fare una sorta di lungo trailer, ma i mezzi che avevo a disposizione erano pochi. Nonostante ciò, sono riuscito a coprire le spese di viaggio, vitto e alloggio agli attori e alla troupe, all’isola d’Elba e a girare un prodotto decoroso, con scene d’azione, motoscafi, moto, risse, lanci con il paracadute, una scena con Carabinieri e mezzi militari e sott’acqua in un vero relitto sottomarino.
Se ami il cinema, dopo 54 film, anche se non hai studiato regia, ti senti pronto per andare anche dietro alla macchina da presa e mi è piaciuto molto. Probabilmente sarà il mio futuro. La storia l’ho scritta io e quindi non esisteva un regista che l’avrebbe potuto fare come lo avevo immaginato. Fortunatamente mi ha contattato una casa di distribuzione e produzione americana che ha acquisito i diritti su Dark Blue e a breve si metterà in cerca di denaro per farmi girare il lungometraggio. Hai visto mai…
8) Una delle tue ultime sfide è stata quella della scrittura, con la pubblicazione nel 2014 di “In Articulo Mortis”. Com’è stato il passaggio dalla recitazione alla scrittura? In cosa la tua già avviata carriera di attore ti ha facilitato e in cosa invece ti ha riservato qualche difficoltà in più?
Eeeeeh… IN ARTICULO MORTIS è solo il primo romanzo che ho scritto ed è già pronta la sceneggiatura per il film. Scrivere mi viene estremamente naturale. Leggo romanzi da quando ero alle medie e non mi sono mai fermato. La fantasia non mi manca, ma neanche la passione di fare ore e ore di ricerche per trovare notizie interessanti e renderle il più credibili e coerenti possibile. Chi ha letto i miei romanzi, asserisce che gli sembra di vedere un film.
La mia estrazione si fa dunque sentire e mi piace molto in realtà quello che faccio e anche il mio stile di scrittura. Scrivo esattamente come uno spettatore potrebbe vedere un film, senza limiti di budget (!!!) e con l’aggiunta di poter descrivere stati d’animo e storie personali, desideri e passioni. Ad oggi ho scritto quattro romanzi e sto scrivendo il quinto e sono tutti thriller a sfondo paranormale, con un giusto livello di epicità e drammaticità, amore, storia, curiosità e spiegazioni esoteriche e scientifiche. IN NOMINE DEI, SI VIS PACEM PARA BELLUM e l’ultimo THULE: IN ABSENTIA LUCIS, TENEBRAE VINCUNT. I romanzi sono reperibili su Amazon al momento, perchè ho rinunciato a pubblicarli con una casa editrice. Ho ricevuto delle offerte, ma a meno che la casa editrice non sia ENORME, non conviene pubblicare con una piccola. Questa, almeno, la mia esperienza.
9) Il prossimo Giugno si terrà ad Ancona la prima edizione di un Festival da te organizzato, l’ IIPM Festival (International Indipendent Permanent Memories Festival), dove molti registi del panorama indie potranno presentare ad una giuria internazionale di addetti ai lavori i loro cortometraggi/lungometraggi con la possibilità di poter trovare una distribuzione mondiale. Qual è l’obiettivo principale che vuoi raggiungere con questo Festival?
Esatto. Per i motivi scritti in precedenza, il mondo dell’indipendente è così difficile che volevo a tutti i costi cercare di aiutarlo in qualche modo. Ho messo insieme una giuria davvero spettacolare e numerosa, con cast e troupe di film tipo AVENGERS, JOHN WICK, FAST AND FURIOUS, INDEPENDENCE DAY, HARRY POTTER, TERMINATOR, ALIENS SCONTRO FINALE, per poter far giudicare i lavori dei partecipanti a della gente che abbia le capacità di esprimere un parere competente, molti dei quali sono anche produttori e sono in cerca di ottimi filmmakers, musicisti, truccatori, registi con cui lavorare.
Dopodichè ho cercato collaborazioni ed alleanze con case di distribuzione e agenti di vendita, per far si che la vittoria del festival non rimanesse fine a sè stessa e si finalizzasse nella mera creazione di un “certificato” da poter aggiungere alla copertina, ma volevo che i migliori avessero la concreta possibilità di trasformare la loro passione in un business e potessero vedere i loro sforzi coronati da una diffusione mondiale o da una produzione adeguata o venissero notati da altri grossi filmmakers di tutto il mondo. Una volta ottenuto il nulla osta di 4 compagnie americane, una canadese e due italiane, ho fatto partire il comunicato stampa. Per come è concepito e come si struttura, ritengo che rappresenti una vera opportunità per filmmakers, musicisti e scrittori e spero davvero di dare una mano concreta a tutti coloro che se lo meritano davvero.
10) Chi è e cosa fa Michael Segal nella vita di tutti i giorni ? Cosa ti rende felice oggi?
Ho lavorato per 20 anni nel mondo della sicurezza privata, come guardia del corpo di celebrità italiane e straniere (MEGAN GALE, RAFFAELLA CARRA‘, LUCIANO PAVAROTTI, MANUELA ARCURI, TAKE THAT, SPICE GIRLS, EAMON, MADONNA, WHITNEY HUSTON, RUSSEL CROWE, BRUCE WILLIS, SYLVESTER STALLONE, ANDY GARCIA e altri) e sono stato per 15 anni il direttore di una grossa azienda di security, dirigendo il servizio per lavori in RAI, MISS ITALIA, SANREMO, fiere, concerti e grande distribuzione in tutta italia ed ero benestante, ma infelice. Nel 2014 ho rinunciato alla sicurezza economica in favore della mia felicità, mi sono licenziato ed è una scelta che rifarei ancora e ancora. Oggi scrivo, faccio film (13 solo nel 2016) organizzo questo Festival e faccio il papà cercando di forgiare un uomo giusto.
A gennaio 2017 aprirò una azienda che gestirà tutte le mie attività, aggiungendo serivizi per il cinema di ogni tipo, dal make-up agli stuntmen, dalle luci alla CGI, produzioni video e musicali, editoria e organizzazione eventi. Però devo ancora decidere cosa voglio fare da grande. Spero di scoprirlo prima o poi.