“Little Deaths” è un tris di cortometraggi, diretti da tre registi che rispondono ai nomi di Sean Hogan, Andrew Parkinson e Simon Rumley, ognuno con una sua storia, più o meno particolare.
Dei tre corti made in Gran Bretagna, il primo si intitola “House and Home” : una coppia un po’ particolare si sente un po’ in vena di fare una “strana” carità cristiana e raccatta poveracci per dare loro ospitalità , una doccia, e una bella cena con tanto tanto vino, che serve a preparare il povero malcapitato di turno al suo macabro destino ma….occhio perchè quando ci sentiamo i più strani, c’è sempre qualcuno più strano di noi!
Non il migliore, forse il meno bello dei tre però il twist finale ed il tema della lotta di classe lo rendono comunque molto molto appetibile.
Il secondo è quello che forse tra i tre meritava un lungometraggio per poter esprimere meglio ed approfondire dei concetti che in 30 minuti stanno davvero molto molto stretti.
Si intitola “Mutant tool” : abbiamo una coppia, quella formata da Jen e Frank, che per sbarcare il lunario traffica farina, non quella per fare i dolci, non la 00. Solo che Jen oltre che trafficarla ama anche “annusarla”, ma ora sta cercando di smettere, anche se è molto difficile. Frank allora la porta dal suo medico di fiducia, che non è Lele de “Un medico in famiglia”, ma un tizio molto più losco che fa provare a Jen una medicina molto potente. Così potente perchè creata dal liquido seminale di un fenomeno da baraccone che il losco medico (più losco che medico) custodisce in stato pietoso in un laboratorio che più fetido non c’è; questo liquido che quella mezza specie di cavia secerne dal suo grande pi……..rellone però apre a chi lo prova “il terzo occhio dell’uomo”, il trip dei trip, lo sballo degli sballi, ma come tutti gli sballi, ha qualche effetto collaterale non trascurabile.
Dai colori caldi ed accoglienti del primo cortometraggio passiamo a quelli più freddi e spenti di questo secondo che nel mio personale podio di gradimento sta un gradino sotto l’oro, e che forse, trasformato in un film, e chiariti meglio alcuni punti, potrebbe essere un horror molto sopra la sufficienza.
Il terzo è quello che è meglio concepito e che nel tempo che l’episodio ha a disposizione riesce in maniera perfetta a presentarci, sviluppare e concludere tutta la storia.
Il titolo ha un nome che è una garanzia : “Bitch”. La storia è quella di Pete e la sua fidanzata Claire; i due sono amanti, ma lei tratta Pete in malo modo, e lui niente, subisce, in tutto e per tutto, anche nelle strane richieste sessuali della ragazza, che non vi anticipo per non togliervi la curiosità su un episodio che merita veramente di essere visto. Il ragazzo come direbbe Raoul “Omen” Cremon somatizza, ma è una polveriera che sta per prendere fuoco. L’epilogo è spettacolare, drammatico e fatale, e gioca molto sul doppio significato italiano del titolo: Bitch sta per troia, ma anche per……Cagna.
Molto molto bella anche la musica con cui l’episodio si chiude.
Il ritmo seppur non particolarmente veloce non permette sbadigli o momenti di stanca allo spettatore, la qualità dell’immagine ci ricorda un po’ quella dei film anni 90, non siamo a livelli di nitidezza e spettacolarità delle pellicole hollywoodiane contemporanee che hanno a disposizione budget illimitati ma qui non era la spettacolarità l’obiettivo finale : era rappresentare il desiderio, la voglia di sesso, che è un tema centrale dei tre corti, in modo estremo, che sfocia nel malsano e nell’impuro, e che ha conseguenze devastanti in tutte e tre le occasioni.
Nel primo episodio il sesso è visto come un qualcosa di sporco, che va purificato, nel secondo è un desiderio ardente che ci porta allo sballo più totale, e nel terzo è visto come il voler esaudire qualsiasi bizzarra voglia possiamo avere, anche se può portare delle conseguenze molto negative. Come faremo la prossima settimana con un altro horror, che ha la stessa struttura di questo film ma conta di sei cortometraggi anzichè tre (tutti di alto livello), non posso che consigliarvi questo altro piccolo, ma non indifferente gioiellino uscito nel 2011 che un appassionato di horror non può certo farsi mancare.
Una visione se la merita tutta.