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Hotel Gagarin – La recensione

Hotel Gagarin è una commedia sulla rinascita personale, irriverente e fuori le righe, scritta e diretta dal regista emergente Simone Spada.

La trama di per sé è piuttosto semplice. Un gruppo di  malcapitati interpretati da Claudio Amendola, Luca Argentero, Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova e Silvia D’Amico, si ritrovano abbandonati in Armenia dopo che un truffatore, un Tommaso Ragno in grande spolvero, li ha convinti di dover realizzare una produzione cinematografica per ottenere, in realtà, finanziamenti da fondi europei. I cinque si ritroveranno  a dover convivere in una fredda terra straniera, proprio nell’Hotel Gagarin.

I personaggi nati dalla mente di Spada, se pur per ragioni completamente differenti, decidono di accettare l’offerta, per poter scappare dall’Italia, terra senza opportunità per loro, e ad investire tutto in una nuova avventura, rischiosa, che segna  la speranza di poter dare finalmente una svolta positiva alle loro vite. 

Tutto il cast è affiatato e in armoniosa sintonia senza che qualcuno risulti messo in ombra, anzi le varie sfaccettature interpretative riescono a valorizzare ogni singola scena.

L’Hotel Gagarin diventa quindi il simbolo del cambiamento, una sorta di pagina bianca, un nuovo inizio da cui ricominciare. Un hotel fantasma e un paesaggio suggestivo, tra le immense distese innevate dell’Armenia, fanno da sfondo ai sogni, alla voglia di rivincita e alla riflessione.

Le fotografie magnifiche riescono a catturare perfettamente le sensazioni che il regista ha cercato di trasmettere attraverso una commedia tutt’altro che scontata.

Simone Spada ci ricorda che arte meravigliosa e senza barriere può essere quella del cinema.

Un mondo, quello della settima arte, che forse oggi punta più all’aspetto economico che alla sostanza, allontanandosi dall’idea della “fabbrica dei sogni”, capace di far vivere la magia in un’esistenza spesso piatta. Dalle più disperate personalità nasceranno situazioni esilaranti ma, a tratti, anche molto toccanti e riflessive vista l’attualità dei temi trattati.

Pur partendo come una commedia molto leggera, lasciando la sala non si potrà evitare la sensazione di nostalgia e amarezza, con tanto di nodo in gola.

In conclusione Hotel Gagarin è stata una piacevolissima scoperta. Un cast all’altezza, una regia attenta e pulita e l’empatia che lo spettatore prova per i personaggi elevano questa commedia al di sopra, non di poco, della mediocrità del desolante panorama italiano.

Consigliata, di cuore, a tutti.

E come scrisse Lev Tolstoj: “se vuoi essere felice, comincia”.