Bisogna dirlo: l’adrenalina suscitata da un trailer ben confezionato (le musiche dei Queen fanno la differenza) spingerà molti ad apprestarsi con enorme curiosità alla visione di Hardcore!, l’action movie girato completamente in prima persona diretto da Ilya Naishuller.
Il grande limite di questo film in soggettiva, ispirato a dei video clip musicali realizzati dallo stesso Naishuller, frontman del gruppo Biting Elbows, è appiattirsi su un’idea poi non così originale.
È chiaro fin dai crediti iniziali che pallottole, coltelli e invasione di sangue siano il sale di uno script che non ha una storia.
Il protagonista che non vedremo mai è Henry, un uomo risvegliatosi in uno stato più simile ad un computer; non ha memoria, non può parlare e non ci riuscirà neanche in seguito. Una bella fanciulla, vestita da dottoressa (con dei tacchi più consoni ad una ballerina) gli dice di essere sua moglie. Neanche il tempo di completare l’ottimizzazione cibernetica che il laboratorio aereo sul quale si trovano viene attaccato da pseudo terroristi guidati da Akan (Danila Kozlovsky), una sorta di santone telecinetico che è un incrocio tra il Lex Luthor di Jesse Eisenberg e un tastierista elettro-dance degli anni 80’. Henry riesce a scappare ma è subito caos: Ellen (Haley Bennett), la moglie, viene rapita, senza voce e disorientato in soccorso ad Henry compare Jimmy, con il volto di Sharlto Copley (District 9), un misterioso soggetto che lo istruisce sul da farsi.
Da lì in poi ‘Hardcore’ si articola in maniera frammentata, con tante piccole sequenze, interrotte da eventi catastrofici, montate approssimativamente con l’azione che riprende vigore grazie alle spinte musicali.
Gli scenari di questa fuga senza confine, chiassosa e indecifrabile sono per lo più palazzi abbandonati, casermoni fuori porta, degni terreni per acrobazie in stile parkour, uccisioni e sparatorie che strizzano l’occhio ai videogame più cruenti.
Questa folle corsa, cominciata in alto, finisce allo stesso modo, in cima al palazzo dello stregone Akan che schiera i propri cybersoldati nell’ultimo atto di un film affatto straordinario e innovativo.
I 95’ minuti di visione finiscono per essere persino noiosi e ripetitivi, e per un film che doveva fare dell’azione e del coinvolgimento la vena essenziale della sua narrazione è una sciagura.
Infine non si può dire nemmeno che riproponga l’approccio dei videogiochi efficacemente: almeno lì ci si diverte.
– Alessandro Faralla –